La cocaina, all'Aquila, veniva consegnata, se necessario, anche sul luogo di lavoro, come ad esempio all'interno di una farmacia. Sostanza stupefacente a volte nascosta all'interno di un reggiseno e i soldi venivano lasciati nelle cassette delle lettere degli spacciatori. Nonostante il periodo di lockdown per la pandemia Covid-19, in città lo spaccio di cocaina e hashish, stando alle carte dell'accusa, non ha conosciuto alcuno stop, con alcuni degli indagati che non si sarebbero fatto alcuno scrupolo addirittura di tentare di investire un agente di polizia in divisa nel tentativo di procedere ad un controllo.
Porta la firma del sostituto procuratore della Repubblica dell'Aquila, Guido Cocco, l'inchiesta (conclusa di recente con l'inoltro dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari) portata avanti dagli agenti della Sezione narcotici della Squadra mobile della Questura dell'Aquila che ha portato 29 persone ad essere accusate, a vario titolo, di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale ed evasione, in quanto alcuni, nonostante fossero agli arresti domiciliari per altri fatti, sarebbero usciti proprio per confezionare la fiorente attività di spaccio.
Gli appuntamenti per le cessioni avvenivano sempre in luoghi differenti con gli spacciatori attenti a portare con loro solo le dosi necessarie alla singola vendita, con la possibilità, in questo modo, di essere segnalati nell'eventualità come assuntori, in caso di controlli da parte delle forze dell'ordine.