«Devi filmare la tua biancheria intima»: donna ridotta in schiavitù e umiliata, arrestato l'aguzzino

La Questura dell'Aquila
di Marcello Ianni
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Giovedì 14 Gennaio 2021, 09:31

L'AQUILA -  Costretta a inviare i turni di servizio, a filmare ogni giorno la propria biancheria intima e gli atti di autoerotismo mentre era al lavoro. Nulla in confronto agli innumerevoli rapporti sessuali forzati prima e dopo aver lavorato, in lacrime, che invece di impietosire il presunto aguzzino, lo eccitavano.

A leggere le carte dell'accusa quanto accaduto a Maria (nome di fantasia), impiegata aquilana nel settore sanitario, potrebbe dare lo spunto per una versione moderna del film Arancia Meccanica. A interrompere di fatto quella che si può ipotizzare come una riduzione in schiavitù sessuale cui da tempo era costretta la donna, sono stati gli agenti della Quarta Sezione della Squadra mobile della Questura, diretta da Marco Mastrangelo.

A finire in manette un uomo di 53 anni originario di Roma, ma residente a Frosinone, operante in città nel settore del recupero sociale, accusato di violenza sessuale, stalking e minacce. Queste ultime iniziate dopo poco tempo l'avvio della relazione consistite nel pubblicare le foto osé e vari video hard con l'impiegata sui siti di incontri e altre chat. Il risultato è stata la trasformazione della donna in una sorta di schiava del sesso a comando. Rapporti forzati che hanno preso avvio nel 2017.

«Giunta al lavoro- si legge nelle carte dell'accusa- e sempre sotto la minaccia della divulgazione, la parte offesa doveva video-chiamare l'indagato, recarsi al bagno e masturbarsi».

Venuto a sapere che la donna si era legata con un ragazzo, l'uomo ha rincarato la dose, costringendola ad avere rapporti sessuali filmati con il telefonino fuori l'edificio di lavoro, con tanto di saluto finale al nuovo compagno.

Anche in questo caso sotto la minaccia «di uccisione dei suoi cani, della famiglia del nuovo compagno».

La malcapitata era costretta ad «inviargli i turni di servizio mensili di lavoro, chiamarlo la mattina quando usciva per andare al lavoro, a mantenere il contatto telefonico lungo lo stesso tragitto, a telefonargli più volte durante la giornata».

Sentita dagli investigatori della Mobile, la donna ha dichiarato: «Ricordo quando... provava una particolare eccitazione quando durante i rapporti sessuali ai quali mi costringeva, io piangevo».

L'impiegata doveva anche chiamarlo amore e prendergli la mano quando passeggiavano in pubblico, come una normale coppia. Quando gli agenti hanno perquisito l'abitazione dell'arrestato si è aperto un vaso di Pandora perché tutto era registrato, filmato e conservato, compresi i messaggi di minacce tra telefono e personal computer.

«Il risultato è frutto della professionalità e della sensibilità degli investigatori e dell'autorità giudiziaria, sempre attenti a prevenire e reprimere gli odiosi episodi di violenza perpetrati verso le vittime vulnerabili», il commento del Questore dell'Aquila, Gennaro Capoluongo.

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