Declerch ucciso a coltellate, l'autopsia: è stato un vero massacro

Alessandro Chiarelli
di Patrizia Pennella
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Mercoledì 1 Dicembre 2021, 09:00

Una sequenza feroce: l'autopsia effettuata dal medico legale Cristian D'Ovidio conferma la terribile violenza con cui è stato ucciso Fulvio Declerch, massacrato a colpi di coltello nella sua abitazione di via Decontra a Popoli (Pescara). Per il delitto è in carcere un suo vicino di casa, Alessandro Chiarelli, arrivato a Popoli un anno e mezzo fa da Roma: un ragazzo difficile, a cui i precedenti di polizia attribuiscono un'indole non pacifica, con difficili rapporti di convivenza. Chiarelli era temuto in paese e anche questo timore i carabinieri, coordinati dal maggiore Giovanni Savini, hanno dovuto in qualche modo scardinare per riuscire a formare il quadro probatorio.


La morte del cinquantanovenne, alle spalle un'esistenza difficile segnata da solitudine e alcol, secondo i primi risultati dell'esame autoptico eseguito dal professor D'Ovidio e durato sette ore è stata causata da uno choc emorragico provocato da due colpi importanti e sostenuto dalle altre lesioni. Prima di rimettere la sua relazione il medico legale dovrà attendere gli esiti di tutti i prelievi: saranno eseguiti esami istologici, del Dna e tossicologici.

L'ispezione cadaverica prima e l'autopsia ora raccontano un'aggressione distruttiva: Declerch ha provato a difendersi, lo dicono i pochi segni di lama che ha sulle braccia, ma è stato letteralmente sopraffatto.

Il colpo, secco, dritto al petto; la gola squarciata per un'ampia sezione. Il viso letteralmente sfigurato, con tagli al naso e alle orecchie: una, la sinistra, parzialmente amputata. L'assassino si è accanito soprattutto sulla parte superiore del corpo, quasi a voler cancellare l'identità. Quando i carabinieri hanno aperto la porta dell'abitazione di Declerch si sono trovati di fronte a un lago di sangue: la pozza più grande nella zona del lavello della cucina, lì accanto un grosso coltello, con la lama sporca, considerato l'arma del delitto.


La forte perdita di sangue spiega anche le due ampie macchie lasciate all'interno della carriola che, dopo il delitto, è stata utilizzata per trasportare il cadavere fino al fiume. Il tragitto dalla casa alla sponda del Pescara era segnato da un rivolo di gocce di sangue che hanno di fatto guidato i carabinieri lungo il percorso fatto dall'omicida. Ed è stato proprio lungo quel tratto di strada che l'aggressore è stato ripreso da una telecamera di videosorveglianza: una figura compatibile con la struttura fisica di Chiarellli, che indossava un giubbino bianco e nero perfettamente sovrapponibile a quello trovato in casa del ventinovenne.

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