L'Abruzzo resta in zona arancione, ma si registra una discesa della curva dei contagi e il dato della terapia intensiva si assesta sotto la soglia di allarme. Nel monitoraggio settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute la classificazione complessiva di rischio viene giudicata non valutabile per la regione e quindi è stata equiparata a rischio alto, a causa di una serie di ritardi, segnala il report, nelle attività di monitoraggio e nella comunicazione dei dati. Il monitoraggio dell'Iss, relativo al periodo dal 24 al 30 gennaio, rileva una riduzione dei nuovi casi, ma un aumento dei focolai, con l'indice Rt che scende a 0,74. Vengono segnalate però due allerte relative alla resilienza dei servizi sanitari territoriali, motivo per cui la classificazione della regione non cambia.
Resta ancora alta la pressione sugli ospedali per l'area medica, che raggiunge un tasso di occupazione dei posti letto Covid del 38%, mentre viene registrato un calo nelle terapie intensive, da giorni sotto la soglia limite del 20% fissata per la zona arancione (il tasso è pari al 17,8%). Un indicatore su tre torna dunque su valori compatibili con la zona gialla. L'incidenza settimanale dei contagi per centomila abitanti continua a scendere e arriva a 1.457 (a fronte di una soglia limite di 150). Intanto cresce in Abruzzo la richiesta e la somministrazione di farmaci antivirali, considerati insieme ai vaccini tra le armi più efficaci per evitare le ospedalizzazioni. È quanto emerge dall'ultimo report settimanale dell'Agenzia Italiana del farmaco (Aifa) sugli anticorpi monoclonali e dal terzo report per gli antivirali per il trattamento del Covid, nel giorno in cui l'antivirale di Pfizer, il Paxlovid, è arrivato anche in Abruzzo.
Scendono sensibilmente le richieste degli anticorpi monoclonali, compensati però dai nuovi antivirali.