Polveri sottili e coronavirus negli anziani, trovato un legame

Polveri sottili e coronavirus negli anziani, trovato un legame
di Antonella Calcagni
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Venerdì 22 Gennaio 2021, 10:05

C’è un nesso fra l’esposizione alle polveri sottili Pm 2.5 e l’incidenza del Covid-19 soprattutto negli anziani. E’ uno studio che fa discutere la comunità scientifica quello pubblicato sull’ International Journal of Environmental Research and Public Health da un pool di ricercatori composto da Fabiana Fiasca, Mauro Minelli Dominga Maio, Martina Minelli, Ilaria Vergallo, Stefano Necozione e Antonella Mattei, ricercatrice di Statistica medica presso il dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università dell’Aquila, nel ruolo di coordinatrice. Lo studio prende in considerazione gli effetti sviluppati in particolare sulla popolazione anziana mettendo in correlazione l’incidenza del Covid e l’esposizione alle polveri sottili. Più colpiti dal virus, in base allo studio, sono stati coloro che vivono nelle zone italiane che presentano maggiore concentrazione di inquinamento. In seguito ad una esposizione prolungata, spiega lo studio, il corpo umano sviluppa la proteina Ace-2 (recettore alveolare). Ciò può comportare l’aumento del peso virale nei pazienti esposti all’inquinamento compromettendo le difese dell’ospite.

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«Documentare l’impatto dell’inquinamento atmosferico sui tassi di incidenza del Covid-19 potrebbe essere cruciale al fine di implementare risposte mirate incentrate su aree con bassa qualità dell’aria – si legge nell’articolo pubblicato - Questo studio osservazionale mira ad essere un ulteriore arricchimento della discussione scientifica in corso, per individuare potenziali fattori di vulnerabilità e contribuire a mitigare la diffusione della malattia, analizzando la combinazione dell’effetto degli inquinanti sul tasso di incidenza (tenendo conto anche di altri fattori come l’indice di anzianità e densità di popolazione). In pratica l’incidenza delle malattie da coronavirus sembra aumentare tra gli anziani e nelle aree con la più alta densità di popolazione. «Come Università dell’Aquila – ha spiegato Mattei in una nota che ha fatto seguito alla pubblicazione dello studio – abbiamo voluto dare il nostro apporto al dibattito scientifico per individuare quali fattori possano influenzare la diffusione dell’epidemia per poter poi mettere in atto delle misure mirate a mitigare il contagio da Covid-19».

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È noto, prosegue la ricercatrice aquilana che «l’epidemia ha interessato prevalentemente gli anziani e le aree con maggiore densità di popolazione. Tra i molteplici fattori coinvolti, è stato ipotizzato anche un ruolo per l’inquinamento atmosferico.

Il modello utilizzato nello studio ha evidenziato il legame associativo tra i tassi d’incidenza Covid-19 per provincia e gli inquinanti ambientali Pm 2.5 e No2 corretti per due fattori di confondimento quali l’indice di vecchiaia e la densità di popolazione». L’ipotesi che ci fosse un nesso tra inquinamento atmosferico e incidenza dei contagi non era nuova. 

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