Il Covid è politica, Maurizio Acerbo dall'ospedale: «Salvate l'orso»

Il Covid è politica, Acerbo dall'ospedale: «Salvate l'orso»
di Barbara Scorrano
3 Minuti di Lettura
Giovedì 1 Ottobre 2020, 09:36 - Ultimo aggiornamento: 09:39

Si può raccontare la vita anche da un letto di ospedale dell'ospedale di Pescara come prima dagli scranni della politica. E una camera del reparto Covid può diventare l’avamposto da cui continuare a difendere le ragioni degli ultimi e a lanciare nuove battaglie politiche con lo spirito indomito di chi è abituato a vivere controcorrente, a credere nella politica come servizio, anche quando lo spirito del tempo soffia da un’altra parte. Da molti giorni Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista, racconta dal letto numero 4 della palazzina dell’ospedale riservata ai malati di coronavirus, i giorni e le notti delle sua degenza, i progressi e le battute d’arresto, la speranza e i timori, le amicizie nate per caso e le cure ricevute.



Non solo il diario di un capitolo drammatico della propria vita, ma un’occasione per ribadire alla platea di amici e follower, cresciuti di giorno in giorno a colpi di like dopo il risalto dato dai media, che sottovalutare il virus è un atto scellerato e che la battaglia più dura è quella per la sopravvivenza. Tanto degli uomini come degli animali. Ieri due orsetti disegnati sui cerotti, «fornitura per pediatria finita a noi vecchietti», scrive ironicamente Acerbo nel suo post, sono serviti a ricordare la necessità di tutelare l’ orso marsicano «dall’umana distruttività». E a ribadire che la disattenzione per la vita e i valori veramente essenziali, «che non sono quelli legati all’accumulazione del capitale», ha portato a non rinnovare i piani anti pandemici e non attivarsi rispetto agli allarmi della comunità scientifica internazionale. E come è importante salvare l’orso dall’estinzione, così, afferma Acerbo, «occorre garantire a tutti il diritto di essere assistiti».



Tra un bollettino medico e l’ansia per il nuovo attacco del virus ai polmoni, il segretario di Rifondazione non dimentica di ringraziare i medici e il personale precario, che ogni giorno indossano tute e schermi protettivi per prestare assistenza ai malati. E il privato diventa pubblico quando si tratta di ricordare la necessità di tutelare i lavoratori a contratto e i bignè al cioccolato del suo vicino di letto. A scrivere con lui le pagine di un diario che non si sarebbe voluto aprire, la moglie Tatiana. Per lei l’incubo contagio è finito con i risultati del tampone e la quarantena. Dallo schermo del suo computer infonde forza al suo compagno di vita con l’immagine di tante coccinelle. Portano fortuna, si dice. E ce ne vorrà tanta, prima di chiudere il diario e ricominciare a vivere.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA