Il coronavirus torna all'Aquila dopo 46 giorni: contagiato operaio della ricostruzione

Il coronavirus torna all'Aquila dopo 46 giorni: contagiato operaio della ricostruzione
di Stefano Dascoli
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Sabato 4 Luglio 2020, 08:39
L’AQUILA L’ultima volta era stata lo scorso 18 maggio, ovvero 46 giorni fa. Allora lo screening sugli operai della ricostruzione imposto da un’ordinanza del sindaco Pierluigi Biondi a fine aprile, in accordo con l’associazione dei costruttori, permise di scovare un caso positivo al coronavirus: un dipendente di un’azienda non aquilana che non aveva ancora ripreso a lavorare e che fu immediatamente messo in isolamento domiciliare.

Il coronavirus si affaccia nuovamente in città, con modalità simili e, forse, qualche interrogativo in più. Anche stavolta si tratta di un operaio della ricostruzione, rientrato dalla Macedonia per ricominciare a lavorare in cantiere. Anche stavolta scovato grazie alla lungimiranza e alla prudenza di chi, medici del lavoro e azienda, ha deciso di fare i controlli necessari. E così sono scattata immediatamente tutte le procedure preventive che hanno permesso, ad esempio, di accertare che i suoi coinquilini al momento risultano negativi al tampone. Il problema, però, è che, per quanto è stato possibile ricostruire, l’uomo ha viaggiato su un autobus partito da Skopje, in Macedonia, il 27 giugno e arrivato in città il giorno dopo, senza fermate intermedie. Mezzo nel quale, a quanto pare, c’erano altre 23 persone. Dunque, altri possibili positivi.

L’Asl ha avviato immediatamente le ricerche del caso, per tentare di rintracciare chi vi fosse a bordo in modo da circoscrivere al massimo i rischi. Operazione, però, non semplice. E che apre, gioco forza, a una serie di riflessioni. Punto primo: appare imprescindibile la necessità di sottoporre a controllo chi arriva in città, soprattutto in questa fase in cui molto imprese hanno deciso, dopo le difficoltà iniziali, di riaprire i cantieri della ricostruzione. Anche perché, punto secondo, è tutt’altro che scontato trovare compagnie e autisti che, rispettosi delle regole, registrino con precisione i nominativi degli occupanti del mezzo. Con il rischio, potenziale, che ogni bus in arrivo possa divenire una “bomba” epidemiologica.

Il sindaco Pierluigi Biondi, che ieri ha dato la notizia, ha utilizzato comunque toni rassicuranti: «Si tratta di cittadino extracomunitario, rientrato in città dal suo Paese  come addetto in uno dei tanti cantieri edili presenti sul territorio. Il caso di positività è stato accertato grazie alle misure decise con ordinanza n. 71 del 30 aprile scorso che prevede, per tutti i lavoratori impegnati a vario titolo nella ricostruzione dell’Aquila, l’obbligatorietà al tampone. D’intesa con il dipartimento di Prevenzione della nostra Asl, per il soggetto è stato disposto l’isolamento fiduciario domiciliare, congiuntamente ai suoi due coinquilini che comunque non presentano sintomi. Si tratta di un caso - è bene precisarlo - che non deve destare preoccupazione perché tutte le misure precauzionali previste sono state prontamente attivate». Con quest’ultimo, diventano 250 i casi Covid-19 in provincia da inizio emergenza, di cui 36 fanno riferimento all’Aquilano. Stefano Dascoli
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