Coronavirus, a Teramo prof in quarantena volontaria con la sorella: «Lei viene da Shangai, dovere blindarsi»

Fratello e sorella in quarantena volontaria: «Per ora restiamo chiusi in casa»
di Maurizio Di Biagio
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Martedì 25 Febbraio 2020, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 15:47

«Mi sono messo in quarantena volontaria perché tornando da Cremona non volevo infettare la mia ragazza o la mia famiglia, sto bene ma è meglio prendere tutte le precauzioni del caso». Enrico F. è un professore teramano, ha 28 anni e insegna Lettere. Da un mese è a Cremona per una supplenza al liceo classico Manin: ha scelto di stare solo nella casa dei nonni di Montorio per un po’.

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Come ha maturato la scelta?
«Avevo già deciso di tornare in città per Carnevale, poi in realtà la mattina di sabato scorso ho saputo che le scuole erano chiuse per il Coronavirus, così dopo aver parlato con la dottoressa, lei mi ha consigliato di starmene qualche tempo in tutta tranquillità per precauzione in quarantena, perché avevo anche un raffreddore. Io a Cremona vivevo tranquillo, eppure il virus era incubato nelle persone, in realtà già girava per città: ci sono stati diversi casi e una persona è pure morta».

Così ha deciso di restare da solo nella casa che era di suo nonno a qualche chilometro dalla sua abitazione di Teramo?
«Sì, sono tutto il tempo tra queste quattro mura, passo le ore a studiare per il concorso per avere la cattedra, al momento sono supplente. Ora verifico slide e video perlopiù. Sto approfondendo la legislazione del mondo scolastico, mi aiuta molto ad ingannare la monotonia di questi giorni in solitudine qui».

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Ha intenzione di uscire a fare una passeggiata?
«Per il momento no, forse più in là qualche passeggiata da solo me la farò pure, certamente indossando la mascherina e tenendomi a dovuta distanza dalle persone, devo stare molto attento, quindi preferisco limitarmi nelle uscite. La dottoressa ancora non mi dice quanti giorni dovrò restare qui, forse lo fa per non demoralizzarmi».

In casa a Teramo ha anche sua sorella che è in quarantena da due settimane.
«Sì, lei lavorava a Shangai, in Cina, in un hotel. Era andata anche per approfondire la lingua. In pratica negli ultimi tempi passava tutto il tempo all’ultimo piano con le mascherine assieme a tutti gli altri perché non c’erano più clienti e le precauzioni erano di rigore, non si poteva uscire, non era più una cosa utile rimanere lì. A quel punto ha deciso di tornare a casa, circa venti giorni fa, e si è messa in quarantena».

A sua sorella è stato fatto il tampone?
«No, ma glielo faranno a giorni».

La morale di tutto ciò?
«Sto sentendo di fare ciò che devo fare, che è un mio dovere. Viviamo in un mondo che non appartiene solo a noi. Questo è sicuramente un periodo che passerà, io qui mi annoio però so che tra qualche giorno tornerò a vedere la mia ragazza, i miei genitori, gli amici. Ora mi devo attenermi alle disposizioni del medico, lo stesso che ha seguito mia sorella. Che devo dire? Tanto passa».

Non ha paura?
«No».
 

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