Coronavirus, il luminare Pio Conti: «La salvezza arriverà con il vaccino americano»

Coronavirus, il luminare Pio Conti: «La salvezza arriverà con il vaccino americano»
di Saverio Occhiuto
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Sabato 3 Ottobre 2020, 11:00
Atteso dai propri allievi alla prestigiosa Tufts University di Boston (i laboratori riapriranno a novembre), l'immunologo Pio Conti, origini teramane e casa a Silvi, continua a mantenersi in stretto contatto con i colleghi degli Stati Uniti, a iniziare dall'amico Anthony Fauci, capo della task force istituita dalla Casa Bianca per il contrasto alla pandemia. Intanto il professore ne approfitta per dare una mano a quelli italiani e abruzzesi impegnati nella lotta al Covid-19, fornendo anticipazioni importante sui vaccini. Lo aveva già fatto sei mesi fa quando, nel pieno della tempesta sanitaria, era stato il primo scienziato italiano a rivelare, in una intervista al Messaggero, l'importanza dei raggi Uv nella lotta al coronavirus.

In attesa del vaccino anti Covid si sta discutendo molto di quello anti influenzale, l'altro virus di stagione che ogni anno mette a letto dai 5 ai 6 milioni di italiani. Si tratta davvero di un ulteriore scudo contro la pandemia, o è soltanto una illusione?

«Esperimenti provenienti dalla California (La Jolla Institute for Immunology) hanno accertato che le risposte delle cellule immunitarie contro la proteina del coronavirus erano robuste e correlate ai livelli di anticorpi IgG e IgA anti Sars-Cov-2. Poiché questi anticorpi vengono indotti anche dalla normale vaccinazione anti-influenzale, questo potrebbe avere, in qualche modo, una cross-reattività e quindi una lieve protezione indiretta nel contrasto al Sars-Cov-2. Ritengo dunque che il ricorso ai vaccini anti influenzali sia fondamentale in questo momento. Non solo per ridurre l'aumento delle morti per polmonite durante la pandemia, ma anche quello di coinfezione tra gli adulti».

Crede che ci sia piena consapevolezza di questo fuori dalla comunità scientifica?

«Non ci sono altre strade percorribili. I Paesi che oggi stanno affrontando il “doppio fardello”: Sars-Cov-2 e polmonite, devono agire subito per aumentare il numero dei vaccini consigliati dall'Oms contro l'influenza e rafforzare i loro sistemi sanitari. Solo così sarà possibile controllare le infezioni che potrebbero rivelarsi letali e salvaguardare i soggetti più deboli, soprattutto gli anziani».

A che punto siamo, invece, con il vaccino anti Covid?

«Alcuni esperimenti in corso negli Stati Uniti e in altri Paesi stanno affrontando le varie fasi che precedono la commercializzazione. La fase 1 riguarda la tossicità del vaccino. La fase 2 gli esperimenti sugli animali. La terza sull'uomo. Il vaccino più studiato negli Stati Uniti è quello denominato mRna-1273 che agisce contro la proteina spike del Sars-Cov-2. In uno studio condotto alla Emory University di Atlanta su 40 adulti di età compresa tra i 56 e i 70 anni sottoposti alla somministrazione vaccinale ogni 28 giorni, è stata accertata una soddisfacente produzione di anticorpi. Anche se sono state necessarie alte concentrazioni (100-250 microgrammi) di induzione. Lo stesso vaccino mRna-1273 ha generato grandi aspettative in un'altra ricerca pubblicata dalla rivista scientifica New Englang Journal of Medicine, a firma di Athony Fauci. In questo caso il vaccino, realizzato dal National Institute of Health, è stato ben tollerato e ha stimolato l'attività neutralizzante degli anticorpi in adulti sani. Per quel che riguarda la sicurezza non sono stati segnalati eventi avversi gravi».

Sembra di capire che la salvezza arriverà proprio dagli Stati Uniti.

«E' indubbiamente il Paese che da anni ha investito di più nella ricerca, ecco perché sulla produzione del vaccino anti Covid non poteva farsi trovare impreparato. Ma non manca la collaborazione con il resto della comunità scientifica internazionale. Un'altra interessante ricerca è in corso alla Università del Maryland (Baltimora), in collaborazione con quella australiana di Melbourne. In questo caso il vaccino denominato NVX-CoV2373, fatto di nano particelle, è stato sperimentato su 83 soggetti e somministrato con due iniezioni ogni 21 giorni. E' stato accertato che dopo 35 giorni era in grado di suscitare risposte immunitarie con livelli sierici più alti dei soggetti in convalescenza da Covid-19. In questo caso si tratta di uno studio finanziato dal governo degli Stati Uniti».

A proposito, come ha accolto la notizia della positività al Covid di Donadl Trump e della moglie Melania?

«E' l'anamnesi della storia che si ripete. Prima Bolsonaro, poi Boris Johnson..., ora Trump. Il negazionismo si è rivelato un boomerang, la prova che la scienza non può essere piegata alle ragioni della politica. Semplicemente perché non ha colori, né giallo, né rosso, né verde. Ma si affida solo all'evidenza».
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