Coronavirus, Giuseppe bloccato in Iraq mentre la moglie sta per partorire: «Fatemi tornare in Abruzzo»

Coronavirus, Giuseppe bloccato in Iraq mentre la moglie sta per partorire: «Fatemi tornare in Abruzzo»
di Berardo Lupacchini
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Venerdì 12 Giugno 2020, 08:52
Nelle sabbie mobili dell'Iraq, c'è tutta la sofferenza di Giuseppe Salone, un papà di Loreto Aprutino di 45 anni, che a causa della pandemia dovuta al Covid 19 è fermo da mesi ad Erbil città curda dell’Iraq, capoluogo del governatorato di Erbil e della regione del Kurdistan iracheno. Arrivato a febbraio come dipendente di una ditta di Pescara, attiva da anni in lavori di tinteggiatura e decorazione, a cantiere concluso, a fine marzo, è rimasto bloccato, insieme ad un suo collaboratore, nella città curda e per di più con il visto sul passaporto scaduto. Si è attivato immediatamente nel tentativo di chiedere aiuto all'ambasciata italiana, allo scopo di ripartire per l'Abruzzo, ma a sua volta, attraverso una mail, ha risposto che: «La Qatar Airways starebbe lavorando con il governo iracheno per l’eventuale attivazione di un volo da Erbil per Doha il prossimo 15 giugno per permettere ai cittadini stranieri di uscire dall’Iraq. Si ricorda che non si tratta di un volo organizzato dallo Stato italiano né da questo Consolato o dall’Ambasciata d’Italia a Baghdad, bensì di un volo commerciale».

I voli commerciali, purtroppo per Giuseppe, hanno costi piuttosto alti che vanno dai 3 mila ai 5 mila euro, ma anche nella fantasiosa ipotesi che Salone fosse in grado di permetterseli, l’ostacolo insormontabile è rappresentato dal visto scaduto, tant’è che in una successiva mail all’ambasciata scriveva: «Ringrazio per la cortese attenzione. Per quanto riguarda il visto le spiego che mi è stato impossibile tuttora rinnovarlo in quanto le autorità locali sono chiuse a causa del Covid. Quindi la mia domanda è: in caso di fermo sono giustificato? Oppure sono soggetto a problemi, sanzioni e quant’altro previsto dagli organi iracheni?».

Per avere delucidazioni sui quesiti posti, l’ambasciata italiana ha consigliato a Giuseppe di informarsi presso le autorità irachene. Ma non è tutto: l’ambasciata in tutte le mail mette in guardia Salone ricordandogli: «Che l’Iraq è da sempre sconsigliato quale destinazione di viaggio a qualunque titolo e pertanto la scelta di lasciare il Paese, così come quella di rimanervi, è una responsabilità esclusiva del connazionale». Insomma, una vera e propria situazione kafkiana, paradossale per Giuseppe Salone, sprovvisto di autorizzazione per viaggiare, impossibilitato a rinnovare il passaporto e partire, pagando un biglietto aereo esorbitante, da un Paese estremamente pericoloso qual è l ’Iraq. A questo punto, Giuseppe, insieme al suo collega di lavoro, lancia un appello alle autorità italiane, al ministero degli Esteri, affinchè si prodighino per assicurare il viaggio di ritorno in Italia, consentendo così al loretese Salone di riabbracciare, dopo cinque mesi, il figlio di quattro anni e la moglie, in procinto di partorire.
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