Coronavirus, Asl stoppa il rientro di Liris all'ospedale dell'Aquila

Guido Liris
di Stefano Dascoli
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Mercoledì 8 Aprile 2020, 08:00

L'AQUILA - E’ bufera sulla decisione dell’assessore regionale al Bilancio di Fratelli d’Italia, Guido Liris, di chiedere, per l'emergenza coronavirus, il rientro all’Asl, di cui è dipendente, a tempo parziale. Il centrosinistra, in particolare il Pd, nei giorni scorsi hanno duramente attaccato la decisione. Sostenendo, in particolare, tre tesi: l’incompatibilità tra ruoli; il ritorno non in corsia, ma nello staff del dg Testa, ovvero al servizio di colui che la stessa giunta ha nominato e deve valutare; il cumulo degli stipendi.

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Ieri Liris, dopo giorni di attacchi furibondi, ha diffuso quello che ha definito un «comunicato verità». «Il mio incarico alla Asl è completamente gratuito – ha scritto Liris - Torno a fare il lavoro che amo per dare una mano in questa drammatica pandemia ma il mio impegno in Regione non è mai venuto meno e mai lo sarà. Lavorerò in ospedale fuori dalla mia attività di giunta. Mai avrei immaginato che un atto di generosità e di disponibilità avesse bisogno di spiegazioni e di pubblicità. Sono un epidemiologo, c’è molto da fare quindi ho pensato di rendermi utile interrogando per settimane esperti della pubblica amministrazione per individuare un percorso legittimo e corretto, senza alcun guadagno per la mia persona; così, da subito ho chiesto che il mio impegno fosse considerato volontario e gratuito».

Sulla presunta incompatibilità Liris sostiene «di avere in mano pareri di giuristi molto qualificati» che la escludono; sui compensi dice di aver formalizzato, «ben prima dell’inizio delle sinistre polemiche, una dichiarazione» per garantire la gratuità delle prestazioni professionali.

Quanto al ritorno in corsia, Liris dice: «Un epidemiologo non deve intubare i pazienti in terapia intensiva, ha altri compiti: la mia corsia è l’ospedale, la mia professionalità riguarda la gestione dell’epidemia».

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Il Pd ha chiesto e ottenuto l’accesso agli atti. Dalle carte emerge che il 31 marzo Liris scrive al manager Roberto Testa per chiedere l’interruzione dell’aspettativa per l’incarico istituzionale e il reintegro «nella struttura da te diretta». Allegando una serie di leggi, orientamenti, pareri e sentenze: tra questi il decreto legislativo 39/2013, la sentenza del Consiglio di Stato 5583 del 2014, la delibera Anac (Autorità anti-corruzione) 58 del 2013, la legge regionale 51 del dicembre 2004. Atti da cui, a suo dire, emergerebbe «la non incompatibilità tra l’esercizio della professione di dirigente medico Asl e il ruolo da assessore regionale».

Lo stesso giorno, il 31 marzo, Testa gli risponde: «E’ con vivo piacere ed entusiasmo che sono a rilasciarle il mio nulla osta. La sua esperienza di medico igienista e il suo impegno sociale costituiscono quel connubio e valore aggiunto di cui questa azienda si potrà avvalere».

Con la stessa nota Testa stabilisce che l’attività sarà limitata al 30 per cento dell’orario settimanale e certifica l’inquadramento «in staff a questa direzione». Il 1 aprile l’ufficio del Personale, a firma D’Errico, prende atto e dispone di conseguenza la cessazione dell’aspettativa e l’orario al 30 per cento. Il 2 aprile il dg certifica la presa di servizio di Liris. Il 3 aprile lo scenario scambia. Liris scrive a Testa e gli chiede di considerare la prestazione volontaria, «rinunciando a ogni corrispettivo di natura economica», per evitare «strumentalizzazioni esterne che potrebbero distogliere l’attività e lo sforzo comune dall’emergenza».

A quel punto Testa prende atto della richiesta e chiede all’Ufficio del personale di revocare, in autotutela, il provvedimento con cui aveva reintegrato Liris, ripristinando l’aspettativa senza assegni per mandato elettorale e riservandosi una decisione sull’impiego come volontario.

Sull’argomento il centrosinistra terrà una conferenza stampa a breve. 

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