Coronavirus, Grimaldi: «Positivi anche dopo 90 giorni, è un campanello d'allarme»

Coronavirus, Grimaldi: «Positivi anche dopo 90 giorni, è un campanello d'allarme»
di Stefano Dascoli
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Venerdì 19 Giugno 2020, 10:05
L’AQUILA - Situazione in miglioramento evidente, ma guardia ancora alta in vista di possibili recrudescenze. Lo dice Alessandro Grimaldi, direttore del reparto di Malattie infettive del San Salvatore, facendo il punto dell’epidemia di coronavirus in città. «L’attenzione – dice Grimaldi – deve essere costante. Gli effetti postivi del lockdown ci sono stati perché nell'ultimo mese abbiamo avuto pochissime segnalazioni. Se le persone saranno virtuose potrebbero non esserci problemi. E’ chiaro che con le riaperture dobbiamo aspettare».

Cosa resta dopo mesi così complicati?
«La grande soddisfazione di aver lavorato bene. Qui abbiamo avuto un tasso di letalità quasi pari a zero. Nella mia struttura ho avuto solo due decessi, ricoverando, nel periodo più caldo, tra marzo e aprile, circa 130 pazienti. E’ un’esperienza che comunque ci ha provato. Di negativo c'è il bilancio di 456 morti in Abruzzo, pesante».

Cosa è cambiato ora rispetto a quelle fasi iniziali così critiche?
«All'inizio non conoscevamo il virus. Poi abbiamo migliorato di molto la diagnostica, che ora è più rapida. Questo ci ha permesso anche di impostare delle terapie che per quanto discusse hanno mostrato una loro efficacia complessiva: molti di questi pazienti hanno risposto, anche anziani».

Cosa pensa della possibile seconda ondata?
«Molti se l'aspettano. Se ci sarà dovremo essere in grado di intercettare rapidamente le persone positive, eseguire i tamponi a chi ha sintomi e trattarle precocemente. Se riusciremo a farlo la seconda ondata avrà effetti molto meno negativi della prima».

La strategia organizzativa anti-Covid a che punto è?
«Per il momento abbiamo riaperto le nostre attività normali, sia ambulatoriali che i ricoveri. Abbiamo la fortuna di avere un reparto con due ingressi separati per cui possiamo separare l'area Covid. Nello stesso tempo continuiamo a gestire i rari casi. Al momento abbiamo tre pazienti ricoverati e un altro paio di sospetti. Dobbiamo essere pronti a tutte le opzioni: il primo obiettivo è non ricoverare. Se proprio non ci si dovesse riuscire abbiamo una Tac dedicata che ci permetterà di fare diagnosi rapide».

Lei aveva già evidenziato la necessità di reperire personale adeguato per i Covid-Hospital.
«Più che ospedali Covid bisognerebbe avere aree Covid integrate all'interno degli ospedali con percorsi autonomi. Strutture flessibili dove, se c'è necessità, si ricoverano i pazienti. I letti hanno senso se poi c’è il personale che deve essere adeguato e bene addestrato alla cura di questi pazienti».

E’ migliorata la gestione dei tamponi?
«Assolutamente sì. Per i primi dovevamo andare a Pescara, di notte. Abbiamo avuto un'eccellente collaborazione con lo Zooprofilattico di Teramo. Oggi con l'aggiunta del laboratorio dell'Aquila si possono avere risultati in poche ore. E’ come se fosse passato un secolo».

Resta il problema dei pazienti che impiegano molto a diventare negativi.
«Questo è un campanello d'allarme. Non sappiamo ancora per quanto tempo, pur rimanendo positivi, possono essere contagiosi. Stiamo gestendo delle persone anziane che hanno superato come positività anche novanta giorni».

State conducendo ulteriori approfondimenti?
«Stiamo studiando gli effetti negativi del virus sulla funzionalità e sulla capacità respiratoria, visto che in alcuni persistono difficoltà e fenomeni di fibrosi post-Covid, ma anche sulla spermatogenesi».

Cosa pensa dell’app “Immuni”?
«La valuteremo nel tempo. E’ indubbio che può essere un aiuto. Resta ferma l’importantissima collaborazione con tutti gli attori del territorio, dai medici di famiglia alle Uscat che vanno a casa a fare i tamponi ai pazienti sospetti».

Si è innescata una nuova polemica sui Dea di secondo livello.
«Mi sembra che ci sono troppe opinioni personali. Sono rimasto all'idea che al momento ci sono due Dea funzionali, Chieti-Pescara e L’Aquila-Teramo. Sono convinto che L'Aquila ha tutte le carte in regola per avere un ruolo centrale, l'ha dimostrato anche in questa emergenza, avendola gestita da manuale». 
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