Coronavirus L'Aquila, il manager Testa a tutto campo: «E' stata una guerra, ora sfida della riorganizzazione»

Coronavirus L'Aquila, il manager Testa a tutto campo: «E' stata una guerra, ora sfida della riorganizzazione»
di Stefano Dascoli
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Domenica 7 Giugno 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 14:11
L'AQUILA - Direttore Roberto Testa, dopo pochi mesi dal suo insediamento al vertice dell'Asl aquilana, l’esplosione della pandemia. Un battesimo del fuoco, si potrebbe dire. Come ha vissuto questo delicatissimo periodo?
«In effetti non è stato facile affrontarlo. Anche perché ero ancora nella fase iniziale di conoscenza dell’Azienda che mio onoro di dirigere, e non è mai facile affrontare i problemi senza avere la consapevolezza delle forze di cui disponi. Ecco, potrei affermare che ho affrontato questa “guerra” con molta ansia perché in realtà non conoscevo al meglio l’esercito di cui disponevo. É stata però anche una grande opportunità di crescita professionale e umana.».

Quali sono le principali misure adottate dall’Asl?
«Le misure adottate sono state sotto gli occhi di tutti. Abbiamo individuato L’Aquila come centro di riferimento Covid, sfruttando l’esistenza di una struttura, l’edificio G8, che è stata prontamente ristrutturata e finalizzata alla gestione dei pazienti più gravi. Un posto letto di terapia intensiva Covid è stato localizzato a Sulmona per la gestione immediata di pazienti Covid nell’area peligno-sangrina, nelle more del trasferimento verso il centro di riferimento dell’Aquila per il completamento delle cure. Si sono poi riorganizzati i Pronto Soccorso e i reparti di Medicina in modo da differenziare i percorsi e dare disponibilità di posti letto specifici per pazienti COVID. Ma faccio presente che il processo di organizzazione non è terminato affatto, e che anzi siamo nella fase forse più difficile, che è quella di una riorganizzazione dell’intero sistema di emergenza sulla base delle criticità che il Covid-19 ha messo in luce».

Il Covid-19 ha messo a dura prova tutto il sistema sanitario. Quello  aquilano come ha reagito?
«E’ stato uno “stress test” nazionale incredibile. Nonostante la mia competenza di igienista- epidemiologo mai mi sarei aspettato un’esperienza simile. Credo che il sistema sanitario abbia reagito bene all’impatto. Siamo stati preparati all’onda della pandemia con alcuni giorni di anticipo, sapendo quanto stava accadendo in Lombardia, e questo ci ha permesso di non essere totalmente impreparati. Sulla nostra ASL mi sento di poter dire che siamo riusciti a fare bene. Non sono mancate le vittime purtroppo, ma credo che siamo riusciti a dare una buona risposta sanitaria ai cittadini. Probabilmente anche l’esperienza del terremoto di 10 anni fa, oltre che essere stata di aiuto “strutturale” per la presenza dell’edificio G8, è stata importante per la capacità dei sanitari di organizzarsi al meglio. Sono esperienze indiscutibilmente formative, che lasciano il segno.».

Quali sono le criticità che ha riscontrato?
«Le criticità moltissime. La prima in assoluto la carenza di posti letto “dedicati” di terapia intensiva, cioè posti letto distinti da quelli usuali con dei percorsi dedicati. Quindi la carenza di personale specializzato per la gestione dei pazienti critici. Altro problema l’organizzazione della sanità sul territorio, che poi si è visto essere anche la soluzione del problema. Questa pandemia ha amplificato problemi che conoscevamo, ma a cui nessuno aveva mai dato risposte. Per questo ritengo che rappresenti anche una grande opportunità di crescita. Dovremo cambiare il modo di fare sanità e soprattutto i modelli organizzativi.».

Come mai, secondo lei, L’Aquila è stata “risparmiata”?
«L’Aquila non è stata risparmiata casualmente dalla pandemia, a L’Aquila sono state messe in campo procedure che hanno evitato l’amplificarsi del fenomeno, anche grazie alla struttura dell’ospedale San Salvatore e alla messa in campo di percorsi differenziati per i pazienti. In sostanza, sono stati evitati i contagi interni agli ospedali dell’Azienda, cosa che invece ha rappresentato la maggiore criticità degli ospedali italiani.».

L’emergenza ha accelerato la necessità di riprogrammare la sanità. Qual è il futuro dell’ospedale dell’Aquila?
«L’ospedale dell’Aquila era e rimane l’ospedale di riferimento della ASL, anche se come giustamente lei dice questa pandemia ha evidenziato la necessità di riprogrammare un sistema evidentemente obsoleto e non più in grado di dare risposte non solo ad una pandemia, ma anche ad altri bisogni. Certamente sarà potenziato tutto il percorso dell’emergenza dell’ospedale, ma non senza considerarlo parte integrante di un sistema, quello aziendale, in cui ogni ospedale deve avere un ruolo strategico. In questo senso va rivalutata tutta la rete di emergenza urgenza. Se ne parla da anni, adesso va fatto. Poi, se parliamo di aspetti strutturali, la pandemia ha dato una spinta decisiva alla realizzazione di opere già cantierate da tempo, come la palazzina del delta medico. E altri progetti sono stati ripresi, come quello della centrale operativa del 118».

Pescara ha investito su un Covid-Hospital, con ingenti risorse. L’Aquila ha fatto scelte diverse.
«Per rispondere alla domanda, certamente si, si potenzia in maniera importante e strategica l’esistente. Anche perché l’esistente è frutto di una storia importante di programmazione e condivisione. Certamente mi auguro che la ristrutturazione edilizia sia accompagnata da una  contestuale rivisitazione dei rapporti con l’Università, che è strategica per la crescita di entrambe le Istituzioni. In questo senso i progetti di ristrutturazione dei percorsi dovranno tenere conto delle necessità di didattica e ricerca. Sono certo che riusciremo a fare bene. Oggi c’è una consapevolezza importante sulla necessità di fare sinergia».

Quando sarà completato il Delta 7?
«Il delta 7 è di fatto finito, già con un piano totalmente dotato di mobili e attrezzature e per i restanti piani sono in corso le forniture e le consegne, per complessivi 120 posti letto. Il completamento di una cabina elettrica e alcuni locali spogliatoio renderanno totalmente disponibile la struttura nell’arco di due mesi».

Quando sarà realizzata la centrale unica del 118?
«La centrale unica del 118 ha tempi ovviamente più lunghi, ma certamente adesso sappiamo che ci sarà, una certezza che prima non avevamo affatto. E’ stata svincolata una prima somma di circa 2 milioni che ci permetterà di realizzare l’eliporto e l’hangar per l’elicottero, spero in tempi brevi. E’ pronto il progetto esecutivo. La regione sta lavorando perché si realizzi al più presto stante il ruolo centrale nella gestione di emergenze e maxiemergenze».

Cosa sarà dell’ospedale del G8?
«L’edificio G8 è stato prezioso nella fase critica, e lo è tutt’ora considerando che è attualmente utilizzato come zona grigia, cioè area in cui stazionano i pazienti che entrano in pronto soccorso che non sono in condizioni critiche e che devono fare il tampone.  Continua ad avere una funzione di garanzia per la salute pubblica in questa fase transitoria, nelle more della riorganizzazione degli ospedali secondo il DL 34 sul potenziamento della rete ospedaliera post Covid. In sostanza, il G8 rimarrà una struttura di riferimento anche per il futuro. E’ un edificio sicuro e versatile, peraltro attrezzato al meglio per affrontare situazioni critiche, e soprattutto al centro di un progetto che tenderà a realizzare nell’area esterna al San Salvatore un percorso attrezzato per la gestione delle maxiemergenze. Intendiamo valorizzarlo, non dismetterlo».

Lei ha voluto fortemente potenziare il laboratorio aquilano. Quali sono i tempi di realizzazione?
«In realtà contemporaneamente alla progettazione dell’ampliamento del laboratorio si è evoluto il sistema di processazione dei tamponi, che è diventato più agevole, così come sono stati potenziati altri laboratori di ASL e regionali, consentendo una più rapida ripresa dell’attività assistenziale. Pertanto in attesa di tali lavori, che si concluderanno nell’arco di un paio di mesi, è stata già potenziata l’offerta relativa alla gestione dei tamponi, ciò che rende l’ampliamento del laboratorio del San Salvatore certamente utile, specie in prospettiva, per la gestione attuale del Covid. Non posso non citare l’eccellente risultato conseguito dall’Azienda per i Laboratori Analisi dell’Aquila e di Avezzano, recentemente riconosciuti dal Ministero della Salute tra i laboratori che possono effettuare la diagnosi molecolare su campioni clinici respiratori secondo protocolli specifici di Real Time Pcr per Sars-CoV-2 indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità».

Cosa ne pensa del progetto di potenziamento del reparto di Terapia intensiva, per il quale si è attivata una gara di solidarietà?
«Il dl 34 riguarda specificatamente il potenziamento di Terapie Intensive e Subintensive. La nostra ASL è stata a tal proposito molto previdente. Fin dall’inizio della pandemia abbiamo lavorato per reperire fondi, pubblici e privati, finalizzati all’incremento dei posti letto. Il progetto prevede di fatto il raddoppio dei posti letto del san Salvatore in maniera strutturata, cioè non solo per l’emergenza Covid ma per sempre e per tutte le patologie critiche. Tale incremento servirà anche a migliorare i percorsi per la gestione di interventi chirurgici ad alta complessità. Già abbiamo un progetto preliminare e la definizione di un primo lotto dei lavori, per un ammontare di 520.000 euro, che sarà gestito con donazioni di privati. Realizzeremo una Terapia Intensiva di altissimo livello tecnologico, degna di un ospedale universitario di primo piano, in cui sarà centrale il concetto di “umanizzazione”, stante l’esperienza Covid. Contestualmente, sarà fatto un uguale investimento in termini di incremento di posti letto di Terapia Intensiva sull’ospedale di Avezzano, così come potenziato quello di Sulmona. Siamo pronti a intervenire e i tempi saranno brevi. Sono in arrivo ingenti risorse governative per queste realizzazioni, e ne approfitteremo per fare un lavoro impeccabile.».

L’Asl sconta ormai da anni un deficit di personale. Cosa farà?
«Sulle politiche del personale stiamo lavorando sin dal mio insediamento, nell’ottica del superamento del precariato, attraverso l’emanazione - dopo molti anni - di bandi di concorso per infermieri ed amministrativi nonché con una progressiva stabilizzazione dei rapporti di lavoro, e conto di rivedere la programmazione delle assunzioni sulla base dei nuovi assetti dell’area critica. E’ evidente che c’è un collo di bottiglia sulla disponibilità di professionisti, specialmente in area critica, e su questo mi aspetto un supporto da parte del mondo universitario, con il quale esiste una proficua e costante collaborazione e sinergia, nell’ambito dei corsi di laurea e di specializzazione che insistono sulle strutture dell’Azienda.  Nel dl 34 ci sono risorse aggiuntive da destinare al personale di Terapia Intensiva, che intendo utilizzare fino all’ultimo centesimo, non senza però mettere mano a una riorganizzazione totale del personale esistente in Azienda, che deve essere meglio utilizzato e distribuito. Dobbiamo lavorare nella consapevolezza di un necessario cambio di modelli organizzativi, il Covid-19 è servito a capirlo».

Il San Salvatore sarà un presidio di secondo livello? Crede alla sinergia con Teramo o immagina due poli autonomi?
«Credo a una sinergia con Teramo, e credo che il concetto di presidio di secondo livello vada rivisto. E’ una mia opinione personale, ma la salute non si fa con le definizioni ma con i contenuti. Chi sta male vuole essere curato al meglio, e non nel posto più vicino, e l’obiettivo a mio avviso deve essere quello di dare servizi ai cittadini e soddisfare i bisogni. Nella definizione odierna, nessuna delle 4 ASL regionali può essere sede di DEA di II livello, per cui vi è bisogno che in un singolo ospedale vi siano tutte le specializzazioni, viceversa con gli attuali sistemi di trasferimento assicurati dal 118 è possibile rivedere la rete ospedaliera con occhio diverso rispetto al passato, e considerare virtualmente tutti gli ospedali di un territorio come un'unica struttura funzionale. Poi non posso trascurare il fatto che le due ASL di L’Aquila e Teramo rappresentano entrambe la rete formativa dell’Università dell’Aquila, che forma le professioni sanitarie che a noi servono per il futuro. Il futuro è fatto di aggregazioni e di sinergie, non di divisioni, questa è la mia idea. Quindi immagino una rete L’Aquila Teramo che sia funzionale ai bisogni della popolazione dell’Abruzzo interno e del Teramano».

Al personale cosa si sente di dire?
«Mi faccia concludere con dei ringraziamenti. Al personale che ha lavorato in questi mesi mi sento di dire grazie, in maniera forte e chiara, cosi come a tutti i privati cittadini e alle Istituzioni che ci hanno aiutato con supporto e donazioni di tutti i generi. La comunità, in tutte le sue espressioni, ha dimostrato grande senso di solidarietà. Negli ospedali dell’azienda ho conosciuto persone che, per impegno e dedizione, sono andate al di là del dovuto, non solo personale sanitario ma anche tecnici, ingegneri e personale amministrativo. Una grande squadra che non possiamo perdere, motivo per cui ci impegneremo da una parte sui concorsi per recuperare i precari, dall’altra, con l’ufficio formazione, sulla costruzione di un team di sanitari che sia sempre pronto alla gestione delle maxiemergenze su tutta la Asl. In sostanza, una squadra che sia sempre pronta a intervenire dove serve. C’è da lavorare non solo sugli aspetti tecnici, ma anche sulla mentalità delle persone eliminando un campanilismo che non ha più senso di esistere. La storia recente ci ha insegnato che questo territorio è soggetto a momenti di crisi, saremmo incoscienti a non prendere atto di questi segnali e a non lavorare per prevenire future necessità. Il mio lavoro è innanzitutto quello di definire la strategia dell’Azienda per garantire la salute dei cittadini. Il Covid ci ha insegnato che la garanzia della salute è basata fondamentalmente sulla prevenzione e, nel, caso specifico, sulla preparazione agli eventi critici, che non devono più trovarci impreparati.Vorrei chiudere questa intervista con una riflessione. Ho incontrato e sto incontrando tanti operatori dell’Azienda in una “veste” nuova, con le mascherine chirurgiche che mettono in evidenza solo i loro occhi: “se gli occhi sono lo specchio dell’anima…(Luigi Pirandello)”, questi occhi testimoniano la forza e la determinazione di tutti quelli che sono in prima linea - a tutela della salute di tutti - ai quali rinnovo il mio sincero grazie».

 
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