Coronavirus, Grimaldi: «Ospedali Covid scatole vuote senza personale»

Il prof Alessandro Grimaldi
di Stefano Dascoli
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Sabato 25 Aprile 2020, 18:40

L’AQUILA - «Va bene potenziare gli ospedali coronavirus, 200 posti letto a Pescara, 140 all’Aquila, 80 a Teramo, ma si rischia che rimangano scatole vuote dai costi altissimi se non avranno un numero adeguato di personale specializzato». E’ dirompente l’intervista che il primario di Malattie infettive dell’Aquila, Alessandro Grimaldi,che è anche segretario regionale Anaao, rilascia al Messaggero.

«Ci vorrebbero centinaia di figure – dice Grimaldi -. Nelle Marche, che hanno avuto quasi il triplo dei nostri casi, è stato programmato un ospedale di appena ottanta posti. La battaglia si deve spostare dall’ospedale al territorio, implementando l’azione di prevenzione attraverso una diagnostica rapida, tamponi ed esami sierologici, tracciando i casi e chiedendo la collaborazione dei medici di famiglia. Più che sulle mura bisogna puntare sulle risorse umane per evitare cattedrali nel deserto».

Professore, il riferimento chiaro è alla realizzazione, anche in Abruzzo, dei Covid hospital.
«Quando si fanno gli ospedali si deve dire con quali risorse umane nelle aree di terapia intensiva e sub-intensiva. Per ogni posto letto ci vogliono, molti medici e infermieri. Al momento non vedo assunzioni di massa. Se poi qualcuno, che siede dietro alle scrivanie, pensa di spostare come pacchi il personale sanitario che già è sotto stress, troverà pane per i suoi denti. Stanno facendo male i conti. Oggi il personale è stressato e bisognerà dare anche la possibilità di respirare: rischiano di esserci problemi per l’estate».

Pur volendo, non sarebbe semplice reperire il personale giusto. E’ corretto?
«Se non si interviene rapidamente rischiamo di regalare molti precari al Nord Italia. Servono investimenti. C’è in atto,per esempio, un concorso per Malattie infettive con L’Aquila capofila, cinque posti in ballo: la Regione, volendo, potrebbe aumentarli a 30-40 per combattere il Covid. A un avviso pubblico per pneumologia, di recente, non ha risposto nessuno. Anche a Pescara ci sono stati avvisi per anestesisti deserti. O c’è un piano, che onestamente non si vede, o si farà un buco nell’acqua».

Le linee guida nazionali, però, impongono i Covid hospital.
«Secondo me, come ha sottolineato di recente il professor Gattinoni, autorevole intensivista, stanno sbagliando. La vicenda di Milano insegna: l’ospedale alla Fiera è programmato per oltre 200 posti letto, oggi ne sono occupati molto pochi. Sarebbe meglio investire in laboratori, in esami diagnostici e in tamponi a casa, in strutture di quarantena, nella riabilitazione post Covid come quella che stiamo aprendo all’Aquila. Pensi che ci sono pazienti che hanno un periodo di negativizzazione anche di 46 giorni. Bisogna lavorare a monte per evitare che ci siano in autunno nuovi contagi».

Come si è comportata la politica, a suo giudizio?
«Alcune attività sono state centralizzate troppo su alcuni territori e probabilmente c’è stata non una sinergia ottimale tra Asl. Per esempio: concentrare tutti i tamponi, all’inizio, su Pescara forse è stato un errore. Quel centro, dove lavorano ottimi professionisti, si è trovato sovraccarico, causando disagi a tutto il sistema. Si sarebbe potuto usare fin dall’inizio lo zooprofilattico di Teramo, uno dei migliori laboratori d’Italia. Lo stesso trasporto dei campioni ha creato molte difficoltà e costi alti. Ogni Asl dovrebbe fare i suoi esami».

Invece cosa potrebbe fare la politica da qui in avanti?
«Se la politica pensa solo di investire sulle strutture e dovesse esserci una recrudescenza del virus credo che tutto il sistema andrebbe in default. Bisogna spostare l’azione sul territorio per identificare, tracciare e trattare precocemente i casi sospetti. Dobbiamo lavorare perché i pazienti non arrivino in ospedale. Il Paese non si può permettere di vivere un altro periodo come questo. Ai politici, poi, in un momento come questo consiglio di investire il denaro pubblico bene».

Il governatore Marco Marsilio ha detto che sarebbe da fessi non utilizzare il denaro disponibile per fare un ospedale a Pescara.
«Sicuramente, ma forse è anche da fessi utilizzarlo male. In un momento in cui c’è chi rischia di non avere i soldi neanche per mangiare è un obbligo morale per tutti utilizzare bene il denaro pubblico».

I consiglieri regionali si sono tagliati gli stipendi, però.
«E’ un’elemosina.

Non è possibile, con questa crisi, che un consigliere regionale guadagni in un mese ciò che un precario della sanità che combatte il Covid in prima linea guadagna in un anno. Non è populismo, è etica. E’ diverso».

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