Appello bis dell’amica teramana di Charles Douglas Raby: «Salvatelo dalla pena di morte»

Appello bis dell’amica teramana di Charles Douglas Raby: «Salvatelo dalla pena di morte»
di Maurizio Di Biagio
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Sabato 28 Agosto 2021, 12:03

Appello bis di una donna teramana che da anni cerca di contribuire a salvare lo statunitense Charles Douglas Raby dalla sicura condanna a morte in Texas. E lo fa cercando di smuovere le acque, come avvea fatto nel 2019, appellandosi ad istituzioni e ad associazioni italiane. «Non è colpevole - dice oggi Cinzia Bosco - e ha le ore contate». Lo attende un’iniezione letale nel carcere di Polunsky Unit di Livingston malgrado gli avvocati abbiamo fornito altre prove che lo scagionerebbero, per l’esattezza un test del Dna non accolto dalla Corte che quindi non ha dato luogo ad un nuovo processo. La teramana non è la sola: nel mondo si è creato recentemente una rete di solidarietà nei confronti dell’americano perché non sia giustiziato. Bosco è molto amica di Raby e in questi ultimi anni ha intrapreso una notevole corrispondenza epistolare ricambiata con altrettante missive che hanno avuto un effetto quantomeno di sostegno psicologico.

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Raby nel ‘92 è stato accusato di aver ucciso la nonna di un suo amico «ma non c’è nulla che porti a lui». Ormai è quasi 30 anni che è in una cella di pochi metri quadri e dal 1994 nel braccio della morte. La teramana intende metter fretta alla campagna di sensibilizzazione «dal momento che l’esecuzione potrebbe essere ormai vicina». «Nelle prime lettere, dieci anni fa, ci siamo semplicemente presentati, lui mi parlava di sé, di quello che faceva in carcere, di come passava le sue ore».  Ultimamente con il Covid-19 le misure si sono ulteriormente rafforzate: «Non l’ho sentito per diversi mesi e anche lui ha dovuto subire altre privazioni come le visite che gli sono state proibite. Nell’ultima lettera l’ho rassicurato scrivendogli che mi stavo muovendo e al contempo gli ho chiesto di aggiornarmi sugli ultimi scenari giudiziari e se vi fossero novità. Lui vuole salvarsi la vita ma non gli concedono l’opportunità con un nuovo processo».
 

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