Chieti, in venticinquemila
per la processione del Cristo morto

Chieti, in venticinquemila per la processione del Cristo morto
di Giuseppe Rendine
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Sabato 26 Marzo 2016, 10:08
CHIETI - In migliaia a vivere le emozioni di sempre, all'imbrunire di un pomeriggio di primavera, in un tumulto di sentimenti attorno a un evento puntualmente in grado di stimolare un profondo senso di appartenenza e legittimo orgoglio. Venerdì Santo, il giorno delle fiaccole, degli incappucciati e delle note del Miserere. Momento unico per l'intera città e per i tanti che, nell'occasione, cercano in ogni modo di farvi ritorno. E anche ieri sera erano comunque lì, in 25 mila, ai lati della Processione forse più antica d'Italia che si è allungata per le strade del centro storico in un'atmosfera che colpisce immediatamente chi vi assiste per la prima volta e perpetua, nell'animo di coloro che questo evento «lo portano nel proprio Dna», come ama sottolineare il sindaco Umberto Di Primio, un'emozione particolare che va al di là della partecipazione emotiva a un intenso appuntamento religioso.

Le tuniche e i cappucci neri con le mozzette dorate dell'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, gelosa custode della tradizione, poi quelle degli appartenenti alle varie congregazioni nel loro passo cadenzato attorno ai simboli della Passione: l'angelo, il sasso, il velo, le lance, la scala, la Croce, la statua dell'Addolorata, che indossa un abito di seta nera ricamata a fili d'oro, e quella del Cristo morto ricoperta da un velo trapunto di gioielli.

Il tutto sorretto dalla struggente melodia del Miserere del compositore teatino Saverio Selecchy, scandita da centinaia di voci maschili e sorretta dal suono di centocinquanta violini. Un coro potente e dolce allo stesso tempo, coinvolgente nel clima di profonda mestizia e che, nella folla, accompagna la ricerca di volti, angoli del centro storico ed emozioni che si rincorrono nel rivedere persone con le quali hai condiviso le prime esperienze di vita e spesso anche le delusioni che magari ti hanno indotto ad andar via. La processione del Venerdì Santo è anche questo, specie in una città che sembra lasciarsi andare e ritrova le proprie radici in una giornata dove tutto quanto si anima, dentro e fuori il corteo degli incappucciati, a cominciare dalle prove del Miserere in cattedrale, ha il sapore dell'appartenenza, del rinnovare con forza una tradizione, del raccontare e del raccontarsi mentre quel coro che porti nell'anima si avvicina, alzandosi sempre più alto.

L’APPELLO ACCORATO - Nelle stesse ore, poco prima della Via Crucis, un gruppo di lavoratori della Thales ha affisso uno striscione sotto i portici della sede provvisoria del Comune, con su scritto “Difendiamo Thales a Chieti, futuro e tecnologia in Abruzzo”. Vista l’enorme affluenza di persone, l’obiettivo era quello di diffondere il più possibile la lotta dei 100 lavoratori per mantenere in città la sede. Ai lavoratori è arrivata anche la solidarietà del coordinatore nazionale Fiom Fabrizio Potetti e del deputato Gianni Melilla
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