Le tuniche e i cappucci neri con le mozzette dorate dell'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, gelosa custode della tradizione, poi quelle degli appartenenti alle varie congregazioni nel loro passo cadenzato attorno ai simboli della Passione: l'angelo, il sasso, il velo, le lance, la scala, la Croce, la statua dell'Addolorata, che indossa un abito di seta nera ricamata a fili d'oro, e quella del Cristo morto ricoperta da un velo trapunto di gioielli.
Il tutto sorretto dalla struggente melodia del Miserere del compositore teatino Saverio Selecchy, scandita da centinaia di voci maschili e sorretta dal suono di centocinquanta violini. Un coro potente e dolce allo stesso tempo, coinvolgente nel clima di profonda mestizia e che, nella folla, accompagna la ricerca di volti, angoli del centro storico ed emozioni che si rincorrono nel rivedere persone con le quali hai condiviso le prime esperienze di vita e spesso anche le delusioni che magari ti hanno indotto ad andar via. La processione del Venerdì Santo è anche questo, specie in una città che sembra lasciarsi andare e ritrova le proprie radici in una giornata dove tutto quanto si anima, dentro e fuori il corteo degli incappucciati, a cominciare dalle prove del Miserere in cattedrale, ha il sapore dell'appartenenza, del rinnovare con forza una tradizione, del raccontare e del raccontarsi mentre quel coro che porti nell'anima si avvicina, alzandosi sempre più alto.
L’APPELLO ACCORATO - Nelle stesse ore, poco prima della Via Crucis, un gruppo di lavoratori della Thales ha affisso uno striscione sotto i portici della sede provvisoria del Comune, con su scritto “Difendiamo Thales a Chieti, futuro e tecnologia in Abruzzo”. Vista l’enorme affluenza di persone, l’obiettivo era quello di diffondere il più possibile la lotta dei 100 lavoratori per mantenere in città la sede. Ai lavoratori è arrivata anche la solidarietà del coordinatore nazionale Fiom Fabrizio Potetti e del deputato Gianni Melilla
© RIPRODUZIONE RISERVATA