La chiesa è in sofferenza. E lo sono soprattutto loro: i sacerdoti della Diocesi di Teramo - Atri in prima linea, a causa di un centinaio di chiese chiuse per il sisma, delle offerte che calano vertiginosamente e dell'otto per mille sempre più misero, mentre le spese da affrontare sono tante e maggiori di un tempo.
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Don Andrea Di Bonaventura dà la sua vita per la parrocchia di Garrufo di Sant'Omero ma ieri ha pranzato «con un pesce surgelato da 2 euro e 50 cent, affogato in un po' di pasta» prova a scherzarci su. Ha un dolore alla schiena e non può permettersi sedute di fisioterapia, di ginnastica posturale: «Mi costerebbero 500 euro ogni due mesi e l'assicurazione sanitaria che abbiamo non copre questa patologia». Rinserra stoicamente le spalle e dice che «in fondo non è nulla». Una sua semplice visita a una pizzeria è da spalmare su più settimane: del resto il suo stipendio, che giunge dall'Istituto Centrale Sostentamento Clero, è di soli mille euro. «Ma di questi tempi non si può chiedere tanto alle famiglie» è la sua umile considerazione.
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Eppure fa tanto per la sua parrocchia, per la vita sociale e religiosa, compreso doposcuola e gli affollati campus estivi per i ragazzini d'estate. Per don Antonio Ginaldi le cose vanno un po' meglio ma solo perché il parroco di Sant'Antonio a Teramo ha il suo lavoro da insegnante, altrimenti «ci sono sempre le bollette da pagare che sono aumentate tanto e le offerte sono calate anche di un buon 50% di prima della pandemia, speriamo che con la fine del Covid tornino i fedeli».
Sono 180 le parrocchie nella diocesi di Teramo-Atri, 120 i sacerdoti, compresi i diocesani, e 100 le chiese ancora chiuse per il sisma. «Bisogna sfatare il mito che la chiesa è ricca» interviene il vice direttore dell'Istituto diocesano sostentamento clero Teramo-Atri, Gabriele Valeri. «Come bisogna sfatare il mito che la chiesa non paga l'Imu, perché tutti i beni in carico al nostro istituto rispettano questa tassa, come fanno tutti gli altri cittadini, sono esenti solo i luoghi di culto che chiaramente non producono reddito».
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Valeri fa un sentito appello ai Teramani: «I sacerdoti dedicano la loro intera vita al bene della comunità, pochi si soffermano su questo aspetto, e se qualcuno si ricordasse di fare delle donazioni volontarie, sarebbe una cosa eticamente molto valida.
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