Case popolari occupate, i figli positivi al Covid contro gli sfratti

Case popolari occupate, i figli positivi al Covid contro gli sfratti
di Patrizia Pennella
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Domenica 6 Marzo 2022, 08:35

La cortina di mattoni sfondata, la lastra rimossa, l'appartamento occupato di nuovo come se niente fosse, come se a quella casa avesse diritto: si è conclusa con una condanna a otto mesi di reclusione e una multa di 160 euro, con il beneficio della sospensione della pena, la vicenda della donna arrestata dalla polizia a Pescara per aver preso di nuovo possesso di un appartamento dal quale era stata allontanata, al Ferro di cavallo, il fortino dei signori della droga nel cuore di Rancitelli. Perché gli sgomberi da quel palazzone dell'Ater che deve essere abbattuto per consentire una riqualificazione complessiva dell'area, sono tutt'altro che semplici e ormai da qualche mese impegnano ufficiali giudiziari, forze dell'ordine e anche i vigili del fuoco in maniera discretamente pesante.


A volte ci vogliono tre, se non quattro passaggi di ufficiale giudiziario, ovviamente assistito nella sua missione, per arrivare a liberare un appartamento. Si tratta di locali occupati abusivamente, come le amministrazioni degli enti di gestione sanno bene, diventati mese dopo mese, anno dopo anno un avamposto noto della criminalità cittadina. Quella che nei garage ha i depositi e nei piani superiori il servizio di vendita al dettaglio. La maggior parte dei servizi antidroga parte da lì, è cosa nota. Eppure, quegli appartamenti sono difficili da recuperare. Più di altri. Anche perché molti degli occupanti legittimi dal Ferro di cavallo sono andati via: hanno avuto diritto ad altri alloggi e hanno traslocato proprio in vista dell'abbattimento.


La storia della ventinovenne arrestata dalle volanti, al termine di un'operazione coordinata dal dirigente Paolo Robustelli, ha nella sua ordinarietà un valore simbolico.

Polizia di Stato e municipale già in altre occasioni, quattro secondo quanto è stato possibile ricostruire, avevano accompagnato l'ufficiale giudiziario ad eseguire lo sfratto. Ogni volta, per una ragione o per l'altra era stato impossibile. La nuova frontiera della resistenza allo sgombero è il Covid: basta avere un positivo in casa e la permanenza, pur irregolare, si allunga. Giovedì l'esecuzione dello sfratto riesce. La donna, che è conosciuta alle forze di polizia per denunce relative a reati in materia di stupefacenti e contro il patrimonio, viene allontanata, l'appartamento consegnato all'Ater. Che chiude l'ingresso murandolo con mattoni rafforzati da una lastra in metallo per impedire l'accesso. Contestualmente gli operai di e-distribuzione ed Enel gas rimuovono i contatori rendendo di fatto inutilizzabili gli impianti.


Quello del giorno successivo, da parte di squadra volante e squadra mobile della questura è puro scrupolo: passano di nuovo al ferro di cavallo e vanno a dare un'occhiata: niente lastra, niente mattoni, la signora è rientrata in casa e si è assicurata anche l'energia elettrica: è bastato collegare i cavi a un altro contatore e la fornitura era anche gratis. Gli agenti l'hanno prelevata e portata in questura, arrestandola per furto di energia elettrica e denunciandola per la rioccupazione della casa. Ieri la condanna. La lotta agli abusivi continua.

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