Innanzitutto hanno usato una pistola di piccolo calibro, genericamente non usata dalla grande malavita. Una persona esile, con un codino che spuntava dal casco integrale (forse una donna), ha sparato tre volte, senza sincerarsi che Cianfrone fosse effettivamente morto. Il carabiniere, infatti, è spirato mentre veniva portato all'ospedale. Una leggerezza colossale, per degli assassini, lasciare in vita la loro vittima lasciandogli la possibilità di raccontare il movente e forse i nomi dei killer.
Il bandito esile ha fatto un breve tratto a piedi, per poi salire sulla moto del complice, anche lui con il volto coperto da un casco integrale. Entrambi si sono dileguati nel nulla, ma ci sarebbero un paio di testimoni che hanno assistito, parzialmente o totalmente, alla scena. Troppo trambusto per portare a termine la missione omicida in sicurezza.
I carabinieri, oltre ad ascoltare i testimoni, stanno scandagliando gli ambienti della malavita nella speranza di una soffiata decisiva. Il movente non sembra collegato alle vicende giudiziarie in cui era coinvolto Cianfrone. Il delitto sembra, più che altro, una vendetta privata. Questa la pista imboccata dai carabinieri, vedremo nelle prossime ore se a torto o a ragione.
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