Indagati a tamburo battente per il sequestro Gancia, quarantotto anni dopo. È l'ex brigatista Pierluigi Zuffada il nome che si aggiunge nell'indagine dalla procura antiterrorismo di Torino per il concorso nell'omicidio del carabiniere pennese Giovanni D'Alfonso, 44 anni, padre di tre figli, caduto vicino Acqui Terme il 5 giugno 1975 per mano delle Brigate rosse nella sparatoria che seguì la liberazione dell'industriale Vittorio Vallarino Gancia, sequestrato il giorno prima a Canelli. Pierluigi Zuffada è indagato con Renato Curcio, cui venne uccisa la moglie Margherita Cagol, e all'ottantenne già dissociato Lauro Azzolini. Le impronte di Zuffada sono state rilevate dai Ris dei carabinieri nella lettera richiesta di riscatto per un miliardo fatta pervenire all'amministrazione dell'azienda di famiglia. Zuffada, 78 anni, milanese, lavorava alla Sit Siemens con l'altro cofondatore dell'organizzazione eversiva, Mario Moretti. Brigatista della prima ora, venne arrestato dalla polizia venti giorni dopo il tragico epilogo del rapimento Gancia: lui e Attilio Casaletti vennero presi a Baranzate di Bollate al termine di una furiosa sparatoria.
L'ex brigatista meneghino aveva partecipato all'evasione di Renato Curcio dal carcere di Casale Monferrato il 18 febbraio 1975: con lui agirono la Cagol, Moretti, Casaletti, Paroli e la Besuschio. In quel fatto le sue impronte sbucarono da una scala. Il nome di battaglia di Zuffada era Franco. E con la F sarebbe stato identificato nella relazione redatta dal brigatista fuggito in quel sanguinoso giorno in cui descrisse a Curcio la dinamica del sequestro e rinvenuta a Milano il 18 gennaio 1976 durante l'arresto bis di Curcio.
Intanto, appuntamento il 9 maggio al tribunale di Torino. Anna Mascolo, giudice delle indagini preliminari, ha fissato la camera di consiglio con la quale, su richiesta dei Pm, deciderà se revocare una sentenza di proscioglimento del tribunale di Alessandria (di cui è noto il solo dispositivo perché il fascicolo è sparito dopo l'alluvione del '94 ad Alessandria) e riaprire così di conseguenza le indagini nei confronti di Azzolini, già prosciolto con formula piena sullo stesso caso.
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