Il call center del sesso era rovente, le schiave dell'amore sempre disponibili

Il call center del sesso era rovente, le schiave dell'amore sempre disponibili
di Alessandra Di Filippo
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Giovedì 28 Novembre 2019, 14:25
Attraverso persone di fiducia compiacenti, prendevano in affitto appartamenti in varie città da Pescara, a San Benedetto del Tronto, San Salvo e Sulmona e poi li utilizzavano per far prostituire giovani connazionali, che diventavano delle vere e proprie schiave del sesso. Le ragazze dovevano solo lavorare e ubbidire. Persino per andare a dormire, dovevano chiedere il permesso. A gestire il vasto giro di prostituzione, tre cinesi: una donna di 49 anni: K.D. e due uomini: K.Y, di 52 anni e M.D., di 60 anni. I primi due residenti a Chieti Scalo, il terzo a Modena. Quest'ultimo è risultato locatario, dal 2015 al 2019, di 21 immobili in vari comuni del centro-nord Italia oltre che amministratore di due società e titolare di un'impresa che lavora nel mondo dei massaggi. Per tutti e tre, a seguito di indagini condotte dai carabinieri della Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pescara ed avviate cinque mesi fa, si sono spalancate le porte del carcere. Le accuse da cui devono ora difendersi sono di favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione.

A disporre gli arresti, il gip Antonella Di Carlo su richiesta del pm Marina Tommolini. Per pubblicizzare gli incontri a luci rosse con le ragazze, il gruppetto si serviva di svariati siti internet, dove erano indicate le utenze da contattare. Le telefonate non giungevano direttamente alle prostitute, ma ad una sorta di call center gestito dalla coppia di Chieti Scalo. I due, subito dopo, provvedevano a contattare la ragazza più vicina al luogo da cui il cliente aveva chiamato per avvertirla della prestazione sessuale da effettuare di lì a breve e fornendole inoltre indicazioni sui prezzi da praticare. Di solito gli introiti venivano divisi a metà con le giovani, a cui però venivano decurtate le spese per alimenti, farmaci e quant'altro di necessità. Quindi alla fine, restava loro ben ben poco. Al termine della prestazione sessuale, avevano l'obbligo di chiamare i gestori così da poterne ricevere subito un altro. Stando a quanto emerso dalle indagini, le ragazze non avevano autonomia su niente. Per riposare, veniva concesso loro solo qualche ora durante la notte. Quanto al denaro che i gestori incassavano, in parte veniva inviato in Cina in occasione di viaggi di loro parenti o conoscenti, ai quali affidavano anche costosi Rolex e gioielli che acquistavano con i proventi del meretricio. Altra parte, la più consistente, veniva affidata a soggetti che ne curavano di accreditarne il controvalore in Cina nella valuta locale, al netto delle commissioni.
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