A disporre gli arresti, il gip Antonella Di Carlo su richiesta del pm Marina Tommolini. Per pubblicizzare gli incontri a luci rosse con le ragazze, il gruppetto si serviva di svariati siti internet, dove erano indicate le utenze da contattare. Le telefonate non giungevano direttamente alle prostitute, ma ad una sorta di call center gestito dalla coppia di Chieti Scalo. I due, subito dopo, provvedevano a contattare la ragazza più vicina al luogo da cui il cliente aveva chiamato per avvertirla della prestazione sessuale da effettuare di lì a breve e fornendole inoltre indicazioni sui prezzi da praticare. Di solito gli introiti venivano divisi a metà con le giovani, a cui però venivano decurtate le spese per alimenti, farmaci e quant'altro di necessità. Quindi alla fine, restava loro ben ben poco. Al termine della prestazione sessuale, avevano l'obbligo di chiamare i gestori così da poterne ricevere subito un altro. Stando a quanto emerso dalle indagini, le ragazze non avevano autonomia su niente. Per riposare, veniva concesso loro solo qualche ora durante la notte. Quanto al denaro che i gestori incassavano, in parte veniva inviato in Cina in occasione di viaggi di loro parenti o conoscenti, ai quali affidavano anche costosi Rolex e gioielli che acquistavano con i proventi del meretricio. Altra parte, la più consistente, veniva affidata a soggetti che ne curavano di accreditarne il controvalore in Cina nella valuta locale, al netto delle commissioni.
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