Erano finiti sotto processo per aver utilizzato nel loro esercizio commerciale buste di plastica (shopper) non idonee sotto il profilo della biodegradabilità, ma sono stati assolti con formula piena.
Dopo circa tre anni dai controlli scattati in esecuzione dei decreti di perquisizione e sequestro emessi dalla Procura dell'Aquila, su 21 esercizi commerciali di undici soggetti, nove di nazionalità egiziana e due italiani, il Tribunale dell'Aquila, giudice Angelo Caporale, si è pronunciato assolvendo 4 imputati di nazionalità egiziana (assistiti dall'avvocato Silvia Ricci) finiti nel mirino della magistratura.
Saranno i motivi (che verranno depositati più in là) a spiegare il ragionamento che ha indotto il giudice a pronunciarsi nella direzione dell'assoluzione. L'operazione aveva impegnato una ventina di uomini e si era svolta tra Roma e Teramo. Erano state sequestrate decine di migliaia di presunte shopper irregolari per violazione delle normative sui rifiuti.
Le indagini, lunghe e complesse, erano state complicate anche dall'ambito sociale: una comunità di cittadini stranieri molto unita. L'attività di polizia giudiziaria, aveva provocato un certo stupore tra i clienti degli esercizi commerciali perquisiti, che non avevano fatto caso alla tipologia del sacchetto utilizzato per mettere prodotti, soprattutto frutta e verdura. L'eliminazione delle ingenti quantità di plastiche irregolari dal ciclo dei rifiuti era stato evidenziato dagli investigatori - rappresenta un risultato di indubbia importanza per la salvaguardia degli ecosistemi, non solo marini, oltre a salvaguardare l'intera filiera del compostaggio.