Bussi, 10 condanne per la discarica dei veleni, i giudici: «Disastro colposo», risarcimenti per 3,7 milioni

Bussi, 10 condanne per la discarica dei veleni, i giudici: «Disastro colposo», risarcimenti per 3,7 milioni
di Stefano Dascoli
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Venerdì 17 Febbraio 2017, 18:41 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 15:55

L'AQUILA - Dieci condanne (tra i due e i tre anni di reclusione), ma tutte condonate per indulto. Risarcimenti da liquidare separatamente, ma con provvisionali immediatamente esecutive a favore delle parti civili per quasi quattro milioni di euro (3,7). E' questo il verdetto della Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila sulla mega discarica dei veleni di Bussi. Il collegio, presieduto da Luigi Catelli, ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado. E’ stato derubricato il reato di cui al capo “a” da avvelenamento doloso delle acque ad avvelenamento colposo ed è stato dichiarato prescritto, così come era accaduto in primo grado.

La prescrizione è intervenuta perché scaduto il termine previsto di sette anni e mezzo. Sempre per questo capo di imputazione è stato dichiarato il non luogo a procedere per Vincenzo Santamato, che si occupava di sicurezza ambientale in Ausimont, deceduto. Assoluzione piena, che dunque “sovrasta” la prescrizione, per Guido Angiolini, amministratore delegato pro-tempore di Montedison (2001-2003) e membro del Cda di Ausimont (1995-1998). E’ stato dichiarato inammissibile l’appello proposto dalle parti civili nei confronti di Maurizio Piazzardi. Dunque non luogo a procedere, per prescrizione, nei confronti degli altri imputati: Luigi Guarracino, Camillo Di Paolo, Maurilio Aguggia, Carlo Cogliati, Nicola Sabatini, Angelo Domenico Alleva, Nazzareno Santini, Giancarlo Morelli, Giuseppe Quaglia, Carlo Vassallo, Luigi Furlani, Alessandro Masotti, Bruno Parodi, Mauro Molinari, Leonardo Capogrosso e Salvatore Boncoraglio.

L’ALTRA ACCUSA - Per il capo “b” la sentenza ha seguito la stessa traccia di quella di primo grado, condividendo la tesi del disastro innominato colposo e, dunque, rifiutando quella del dolo. La differenza sta nel fatto che la Corte d’Assise di Chieti aveva ritenuto sì sussistente il disastro colposo, ma lo aveva dichiarato prescritto con un calcolo non condiviso in Appello – il meccanismo sarà spiegato nelle motivazioni -. Per questo il collegio è entrato nel merito delle singole posizioni. Così sono stati condannati Aguggia, Cogliati, Capogrosso e Boncoraglio a tre anni: si tratta dell’ad pro tempore di Ausimont (Cogliati) e dei vari responsabili Pas (protezioni ambientali stabilimento). Due anni sono stati inflitti a Sabatini, Alleva, Santini, Guarracino, Vassallo e Morelli. Tra loro ci sono responsabili di stabilimento e direttori delle discariche.  I condannati, in solido tra loro, dovranno anche risarcire le parti civili, con somme da stabilire in separato giudizio. Per il momento le provvisionali più consistenti riguardano la Regione (500 mila euro), la Provincia e il Comune di Pescara (200 mila euro l’uno), l’Ente d’ambito territoriale n. 4 (1,01 milioni), la famiglia Bucci (200 mila), i Comuni di Tocco da Casauria e Castiglione a Casauria (100 mila l’uno). Diecimila euro andranno a Wwf e Legambiente, cinquemila alle altre associazioni. Cogliati e Sabatini dovranno risarcire anche Solvay. Motivazioni della sentenza entro il 18 maggio. 

LE REAZIONI - Esultano gli ambientalisti, si chiudono nel più completo silenzio le difese dei condannati, la procura generale parla di «ipotesi d’accusa in gran parte confermate». Il pg, Romolo Como, ha detto che «è stata riconosciuta la sussistenza del reato di cui al capo “a”, ovvero l’avvelenamento colposo, che ritengo un importante punto di arrivo». «Riteniamo – ha aggiunto – che sia stata sostenuta la bontà della tesi dell’avvelenamento della falda. La cosa difficile era vedere il dolo da parte degli imputati, soprattutto in concorso tra loro. Leggeremo le motivazioni per capire meglio». Per l’avvocato Tommaso Navarra, che ha rappresentato le parti civili Wwf Italia e Legambiente onlus, «ora c’è lo strumento giuridico per sostenere la necessità della bonifica e della messa in sicurezza. Non a caso si è arrivati alla condanna anche in termini di provvisionali. E’ uno scenario nuovo, un cambio di passo, purtroppo prendiamo atto che arriva in ritardo rispetto al primo capo di imputazione (prescritto, ndr) perché anche lì saremmo arrivati all’affermazione di una responsabilità penale».

Anche il delegato Abruzzo di Wwf, Luciano Di Tizio, ha esultato: « E’ stato compiuto un passo avanti importante nell’accertamento della verità ma l’obiettivo finale, come abbiamo sempre detto, resta la bonifica del territorio e l’applicazione del sacrosanto principio del chi ha inquinato paghi».

Soddisfatta l’avvocatura dello Stato, rappresentata da Cristina Gerardis: « È una grande sentenza perché dimostra la giustezza delle nostre tesi».

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