Bper, direzione verso Lanciano
Rebus L’Aquila

Bper, direzione verso Lanciano Rebus L’Aquila
di Stefano Dascoli
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Sabato 6 Settembre 2014, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 16:35
L’AQUILA - La nascente direzione territoriale regionale della Bper prende la via di Lanciano. Il management del gruppo emiliano dovrebbe esprimersi (salvo ulteriori rinvii) il 30 settembre, bocciando cos definitivamente l’ipotesi L’Aquila.



È questa l’indicazione che sta emergendo con sempre maggiore forza negli ultimi giorni. Il favorito numero uno per la direzione è Guido Serafini (ex Bls), manager che gode di alto gradimento, anche in forza del fatto che l’omologo dell’Aquila, Tarcisio Fornaciari, è in partenza a fine anno. Al capoluogo, in una logica di «compensazione», potrebbe andare la presidenza del comitato territoriale, anch’esso unificato. Il passaggio è delicato non solo nell’ottica del gruppo, alle prese con la riorganizzazione territoriale, ma anche in quella del riassetto complessivo del sistema creditizio regionale. La decisione, infatti, potrebbe far scattare un effetto domino che coinvolgerebbe anche la Fondazione Carispaq, socio in Bper e uno dei maggiori clienti dello stesso istituto di credito quanto a liquidità, titoli depositati, movimentazioni. Proprio l’altro giorno il presidente della Fondazione, Marco Fanfani, ha incontrato quello di Bper, Ettore Caselli. Le parti si sono comprensibilmente chiuse nel silenzio in questa fase delicatissima. Ma da quanto è stato possibile ricostruire sul tavolo c’era proprio la questione della direzione territoriale. In attesa della decisione ufficiale, prevista come detto per il 30 settembre (ma c’è da ricordare che ci sono già stati due rinvii sul cronoprogramma, a luglio e il prossimo 15 settembre), nel mondo economico aquilano c’è grandissimo fermento. È chiaro che la cancellazione della direzione territoriale produrrebbe l’effetto simbolico di svuotare la banca dell’ultimo «baluardo» di un’autonomia che in ogni caso resta residuale rispetto al vertice del gruppo. Sul piano «pratico», insomma, non cambierebbe granché visto che ovviamente non verranno toccati corporate, private, commerciale. E anche sotto il profilo dei livelli occupazionali ci sono rassicurazioni (sebbene tutte da verificare): dovrebbe cambiare poco o nulla, ma è certo che qualcosa dovrà necessariamente essere spostato a Lanciano. Cambierà, questo sì, l’interlocuzione, privando L’Aquila, cittadini, imprese, enti, del rapporto diretto con una struttura di direzione. Il che, per il capoluogo, rappresenta certamente un fatto assolutamente negativo anche in prospettiva, se lo si lega alle vicende della ricostruzione pesante, ormai in fase di decollo. È inevitabile che alcuni spazi di «mercato» potrebbero aprirsi per altri istituti di credito sul territorio che già hanno strategicamente manifestato volontà espansionistiche in questo ambito. L’Aquila, inoltre, perde un’importante opportunità strategica: l’area in questione, infatti, va geograficamente da Fermo a Campobasso. Il capoluogo avrebbe rappresentato un baricentro anche in vista di possibili futuri potenziamenti. Se per L’Aquila, dunque, la partita è tutta in salita, Lanciano al momento è riuscita a far valere il maggior peso della propria candidatura, anche grazie alla presenza di Serafini. «Trattativa in salita, difficile, ma non chiusa» dicono dell’Aquila. Ma il tempo stringe.



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