Un problema acuto alla placenta potrebbe essere stata la causa della morte intrauterina avvenuta sabato scorso all'ospedale Mazzini di Teramo. Il piccolo, infatti, la cui mamma era arrivata alla 41esima settimana di gestazione, è purtroppo venuto al mondo già morto. Lo ha stabilito, ieri, l'autopsia, eseguita dal medico legale Cristian D'Ovidio e disposta dalla procura che ha immediatamente aperto un fascicolo per omicidio colposo dopo la querela presentata dal papà del neonato.
Sette, al momento, sono gli indagati tra medici e personale del reparto di Ginecologia e Ostetricia che hanno nominato come propri consulenti di parte per l'esame irripetibile i medici legali Gina Quaglione e Michele Farinacci. Consulente, invece, della famiglia, che è assistita dall'avvocato Gennaro Lerrieri, è l'anatomopatologo Ildo Polidoro. Ad allertare, quel pomeriggio, i medici è stata un'improvvisa perdita di sangue che la mamma ha avuto mentre si trovava sotto monitoraggio dopo essersi recata in ospedale perché, a quanto pare, stavano iniziando le contrazioni. Ma tutto si sarebbe protratto dalle 15 del pomeriggio, quando la donna è stata visitata la prima volta, fino a sera, quando i medici sono usciti dalla sala parto, dov'è poi è stata portata d'urgenza per il cesareo e hanno comunicato a suo marito che il piccolo non ce l'aveva fatta, era morto.
Ieri, intanto, il direttore generale della Asl, Maurizio Di Giosia, ha provveduto a nominare una commissione medica per lo svolgimento dell'indagine interna già disposta su questo caso. La commissione è composta dai medici Maurizio Guido, ordinario di Ginecologia e ostetricia all'università dell'Aquila e direttore del reparto dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila; Antonio Sisto, direttore del dipartimento materno infantile della asl di Teramo, e Maurizio Brucchi, direttore sanitario della Asl di Teramo che ha anche funzioni di coordinamento della commissione. «Abbiamo inteso nominarla perché è necessario e opportuno accertare la dinamica dei fatti per fare piena luce sulla triste vicenda e dare risposte certe alla famiglia e ai nostri operatori» dice il direttore generale.
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