Il giallo della bidella impiccata, trovati tranquillanti nel sangue di Annamaria

Il giallo della bidella impiccata, trovati tranquillanti nel sangue di Annamaria
di Walter Berghella
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Venerdì 23 Settembre 2022, 08:22

Farmaci antidepressivi e sedativi sarebbero stati rilevati nell'esito finale dell'esame tossicologico in merito alla morte della collaboratrice scolastica Annamaria D'Eliseo (nella foto), 60 anni, di Lanciano, trovata senza vita il 15 luglio dal marito Aldo Rodolfo Di Nunzio, 70 anni, ex vigile del fuoco, presuntivamente accusato di omicidio volontario. La donna era riversa a terra con un filo elettrico attorcigliato al collo. Finora mai escluso tanto l'ipotesi di suicidio, quando quello di presunto omicidio. L'indagine è molto complessa e agli accertamenti tecnici si attende definitivamente la relazione conclusiva dell'autopsia che il medico legale Cristian D'Ovidio, consulente dei pm Serena Rossi e Francesco Carusi.

Un mistero tutto ancora da dipanare quello della morte della stimata collaboratrice scolastica trovata esanime dal marito all'interno del garage-cantina della villa di famiglia in località Iconicella. Da oltre 10 giorni circola l'indiscrezione sulla circostanza che il sangue e gli organi interni della donna hanno rivelato tracce di sedazione. Un dubbio, molto forte, peraltro emerso anche in sede di autopsia. Tutti e tre i consulenti, anche quelli di parte Riccardo Di Tanna per il marito indagato e Ildo Polidoro per i 5 figli, parti lese, stanno approfondendo la questione. Difatti, da solo un antidepressivo non intossica, ma a dosi massicce può accadere, specie se associato ad altri principi con potenti proprietà sedative, ipnotiche, ansiolitiche, anestetiche, anticonvulsivanti e miorilassanti. Insomma che può provocare un gran sonno.

Dunque si approfondisce ulteriormente, soprattutto per appurare se il farmaco è stato assunto di spontanea volontà dalla vittima o qualcuno glielo ha somministrato.

Il giallo si era già infittito ad agosto dopo il sopralluogo tecnico, con la forma dell'incidente probatorio, che la procura ha disposto nella cantina a cui hanno preso parte carabinieri e legali, gli avvocati Fiorenzo Cieri e Claudio Nardone per il marito indagato, e l'avvocato Elisabetta Merlino patrocinante dei 5 figli. Dopo due settimane la relazione sui tavoli degli inquirenti. Non sarebbe stato trovato con certezza il punto di appoggio dove la donna avrebbe potuto infilare il filo elettrico per togliersi la vita. Tutta colpa di una ragnatela che copriva la sospetta pignatta rotta indicata come punto adatto per alloggiarlo.

Gli atti vengono approfonditi dai pm e dalle parti. Scandagliata la relazione dei carabinieri, che hanno usato anche apparati fotografici tridimensionali, così spunta la ragnatela intatta, non rotta, così il buco del foratino di mattone non sarebbe l'appiglio utilizzato per il gesto estremo. Insomma, quella pignatta non sarebbe adesso il posto dove si sarebbe appesa. Ma altri possibili agganci ci sono, come il gancio della lampadina, altri fili di ferro e chiodi in acciaio conficcati al muro. Una scala era già stata sequestrata. In pratica si dovrebbe cercare di nuovo e meglio, e se si sia trattato di gesto volontario, peraltro mai del tutto escluso. Per la difesa sostenere che non c'è appiglio è falso e per questo confuterà la relazione che dà conto dello stato dei luoghi. Non si esclude un altro incidente probatorio sul filo elettrico trovato attorno al collo di Annamaria.

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