Pescara, la vita nei bar dopo il lockdown nel racconto del duo Romano-Carano

Alessio Romano con Dacia Maraini Pescara, la vita nei bar dopo il lockdown nel racconto del duo Romano-Carano
di Alessandro Ricci
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Venerdì 3 Luglio 2020, 08:10

Racconti da bar, chiacchiere da bar. Avventure, storie, inventate o reali, o che sembravano vere ma poi al risveglio non lo sono. Lunghi discorsi, da soli o in compagnia, bofonchiati o urlati, con i gomiti poggiati al bancone. Luoghi della socialità, della convivialità e dell’amicizia. Di amori nati o finiti in un fondo di bottiglia. Eccoli, i bar, i locali, simbolo anche della rinascita, di una voglia di normalità, fra persone in giro, distanziamento sociale e ordinanze di apertura e chiusura. I bar ora hanno i loro racconti racchiusi in un’antologia a cura di Luca Martini e Paolo Panzacchi, dedicata appunto al luogo del cuore degli italiani, il cui titolo si rifà a un noto verso della famosissima canzone di Vasco Rossi. Quindi “E poi ci troveremo come le star”.


Storie, racconti, epopea e miti dei bar italiani (collana 'I minollì). Ventidue racconti per 25 autori che si sono confrontati con il luogo principe dello svago, inteso come punto di incontro e teatro di storie, avvenimenti, situazioni. «Sono storie che si intrecciano e passano in qualche maniera dentro questo luogo così importante per la socialità italiana, racconti a volte divertenti, altre drammatici, spesso malinconici - si legge nelle note di presentazione - Perchè, d'altro canto, ciascuno di noi ha sempre sognato di ritrovarsi con gli amici a bere del whisky al Roxy Bar». Fra questi Alessio Romano e Christian Carano, abruzzesi, già conosciuti come due artistico, fra letteratura e musica. Un racconto ambientato nella zona di piazza Muzii, con citazione della storica enoteca Don Gennaro con la sua «ampia e accecante varietà di bottiglie» come si legge nel racconto e del Mercato coperto con il Desmond Road, fino ad approdare al Caffè delle Merci.

«Don Gennaro e il Caffè delle Merci sono l’alfa e l’omega della vita notturna di una certa Pescara, vitellona e dannunziana, una rancorosa confraternita dell’uva in cui trovano democraticamente asilo notturno sia uomini d’affari e politici rampanti che ragazzini del liceo e universitari; hipster, tamarri, figli di papà, alternativi, pseudo-intellettuali, oltre che ovviamente outsider pazzi sciroccati come Christian Carano, mio compagno di sbronze» si legge nel racconto. Che è una sorta di monologo di una persona in un bar e una riflessione sulla vita.

Con l'evocazione di una figura femminile cara a John Fante. Ma per sapere come va a finire, c'è da prendere il libro e leggere. 

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