A leggere le carte dell’accusa il suo unico vero lavoro sarebbe stato quello di spillare denaro fino a 300 mila euro alle due anziane di cui si doveva occupare, una delle quali anche disabile, per acquistare preziosi dalle televendite. Si tratta di I.D.C. di 52 anni dell’Aquila (assistita dagli avvocati, Alessandro De Paulis, ed Alessandra Spadolini), finita sotto processo con le accuse di circonvenzione di persona incapace e maltrattamenti. Secondo l’accusa l’imputata sin dall’inizio del 2009, abusando dello stato di infermità mentale psichica di Giovanna (nome di fantasia) la avrebbe induceva ad accendere un conto corrente cointestato con lei, presso un ufficio postale della città, sul quale sarebbero confluite somme di denaro, servito tra le altre cose all’acquisto di preziosi attraverso televendite.
L’imputata avrebbe effettuato plurime ricariche Poste Pay a sé intestate utilizzando sempre il denaro per acquisto gioielli. La badante è accusata di aver maltrattato anche un’altra anziana. Entrambe, sempre secondo la ricostruzione dell’accusa, sarebbero state sottoposte “a vessazioni ripetute fisiche e morali”.
In particolare la badante finita sotto processo avrebbe dato alle due anziane ospiti dando loro “solo avanzi di pane e una scatoletta di tonno da dividere fra le due donne”. Le anziane sarebbero state svegliate nel cuore della notte con il risultato per l’imputata, di provocare loro uno stato di ansia ed agitazione. Nel capo di imputazione che ha portato la donna a finire sotto processo c’è spazio anche a presunti maltrattamenti quotidiani. Proprio l’anziana disabile sarebbe stata percossa dall’imputata “colpita con pugni sul capo e strattonata, afferrata per i capelli”.