Armi e droga dietro il delitto di Alessandro Neri, sei arresti

Armi e droga dietro il delitto di Alessandro Neri, sei arresti
di Alessandra Di Filippo
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Mercoledì 16 Gennaio 2019, 09:38
Il nome di chi ha ucciso Alessandro Neri, il 28enne di Spoltore (Pescara) trovato senza vita l'8 marzo dello scorso anno a Fosso Vallelunga, non si conosce ancora, ma i carabinieri del comando provinciale sono riusciti a individuare il contesto in cui l'omicidio è quasi certamente maturato. Via via nel corso delle settimane e dei mesi hanno scavato nella sua vita e in quella delle persone a lui vicine, ricostruendo relazioni e svelando pian piano quelli che erano i suoi affari, non tutti leciti. E fra questi affari vi era anche la droga.

Alessandro, stando agli investigatori, «investiva denari nel sostenere e supportare attività delinquenziali» di alcuni personaggi, che gestivano fiorenti attività di spaccio di stupefacenti nel quartiere San Donato. E fra i personaggi a cui era particolarmente legato, vi erano i fratelli Jordan e Junior Insolia, finiti ieri in manette, su ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Antonella Di Carlo e richiesta del pm Luca Sciarretta, insieme ad altre quattro persone nell'ambito di un'operazione condotta dai carabinieri nel nucleo investigativo, diretti dal maggiore Massimiliano Di Pietro, che indagano da mesi per far luce sul delitto Neri. L'operazione è stata denominata “Satellite” dalla “città satellite” ossia San Donato in cui gli arrestati gravitavano e portavano avanti le loro attività illecite. Su tutte lo spaccio di droga, hashish e cocaina in particolare. Alcuni di loro devono anche rispondere di estorsione, porto e detenzione di armi comuni da sparo e danneggiamento di un'auto.

Per tutti, eccetto che Giulia Spinelli, posta ai domiciliari in quanto incinta, si sono spalancate le porte del carcere. Gli altri arrestati sono Flaviano Spinelli, che era il vertice da cui si rifornivano un po' tutti, Marco Lapenta, Christian De Sanctis. A loro e ai loro traffici, i carabinieri sono arrivati attraverso tutta una serie di intercettazione ambientali e telefoniche avviate dopo l'omicidio Neri. Intercettazioni partite dalle persone a cui Alessandro era più legato. E fra queste vi erano proprio i fratelli Insolia, assidui frequentatori anche della sua casa, i quali si è scoperto durante le indagini che non solo gestivano una fiorente attività di spaccio, in particolare cocaina, ma erano disposti a tutto se qualcuno non pagava o non saldava i debiti con loro contratti. Confidavano, insomma, su una spiccata capacità intimidatoria. Andavano in giro armati, con pistole e fucili, che a volte esibivano proprio a scopo intimidatorio.

Dagli investigatori vengono descritti come molto aggressivi e violenti, specie Junior. Non esitavano a picchiare. In una circostanza, Jordan avrebbe appiccato il fuoco all'auto di una famiglia rom, sempre attiva nello spaccio nella zona di San Donato. E con Junior, è stato accertato che Alessandro aveva acquistato una pistola, una calibro 9, mai ritrovata. A parlare dell'arma, è lo stesso Insolia in una intercettazione riportata nell'ordinanza. Ordinanza da cui si evince che fra i due i rapporti erano molto stretti. «Alessandro – ha sottolineato nel corso di una conferenza stampa il colonnello Marco Riscaldati insieme al tenente colonnello Gaetano la Rocca – era un ragazzo molto attento, premuroso, che agiva con molta cautela, ma era contiguo a questo ambiente. Lui era quello che metteva a disposizione conoscenze e disponibilità economiche. Nei suoi confronti c'era grande rispetto. Nella sua visione di vita, volta a risollevare le sorti familiari e personali, ma anche ambiziosa riteneva questo un ambito da cui trarre vantaggi». E in questo ambito, quello della droga, il colonnello Riscaldati fa presente che si continuerà a indagare in profondità per arrivare a scoprire l'assassino.
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