Un mazzo di rose rosse appoggiato sul legno chiaro. Il sole che infiamma il cortile non arriva a sfiorare la bara di Walter Albi, che esce dall'obitorio portata a braccia. Sono solo pochi passi fino alla macchina scura dell'agenzia funebre. Non c'è funerale per l'architetto assassinato con quattro colpi di pistola sulla strada parco. Una decisione presa ufficialmente per motivi di sicurezza, per non esporre l'unica familiare, la bambina che viveva con lui, né all'indiscrezione della gente, né al possibile rischio di diventare vittima anche lei, più di quanto non lo sia già.
Di fronte alla paura, anche la pietà fa un passo indietro. Qualche amico è riuscito a sapere l'orario in cui la salma sarebbe uscita dall'obitorio per essere poi portata al cimitero di Francavilla, ma si tiene da parte. Il conforto della fede è tutto in una benedizione riservatissima e ristrettissima, c'è il sacerdote e c'è una stanza spoglia. I titoli di coda quindi, restano solo per quel mistero che per ora Albi porta con sé: chi lo ha ucciso e perché.
E chissà cosa potrà ricordare Luca Cavallito, l'amico che al bar del Parco era con lui e che l'ieri ha subito il sesto intervento chirurgico, questa volta per la ricostruzione della mandibola. In precedenza, sempre l'equipe maxillo facciale, aveva lavorato sulla mandibola. Cavallito è tenuto in coma farmacologico, le sue condizioni continuano ad essere stabili ma gravi e i medici non hanno ancora sciolto la prognosi.