Aquilani nel mondo/ Laura Benedetti, dall’Abruzzo alla Georgetown di Washington

Laura Benedetti della Georgetown University di Washington
di Goffredo Palmerini
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Mercoledì 27 Maggio 2020, 15:36

Laura Benedetti è un’aquilana doc, anche se la vita l’ha portata lontano dalla sua amata città. Nata e cresciuta a L’Aquila, laureata in lettere alla “Sapienza” di Roma, ha continuato gli studi alla University of Alberta di Edmonton. «Sono arrivata in Canada dall’Aquila - mi dice Laura - seguendo i consigli di Mietta D’Amico, la mia professoressa al Liceo Scientifico. Alla University of Alberta ho incontrato il professor Enrico Musacchio, con cui ho instaurato un sodalizio che dura ancor oggi. L’ultimo nostro lavoro è l’edizione della cronaca d’un viaggio da Venezia al Cairo degli inizi del Cinquecento. È stata una bella avventura che ha portato anche me, sulle tracce del nostro autore misterioso, dalla laguna alle piramidi.» 

Dopo il Master in Canada, Laura si sposta in USA per il dottorato (PhD) alla Johns Hopkins University di Baltimora, dove tra l’altro è tornata quest’anno come visiting professor. Poi gli incarichi d’insegnamento, prima ad Harvard e poi, dal 2002, alla Georgetown University di Washington, dov’è professore ordinario e dove ha diretto per 6 anni il dipartimento d’italiano. Il rapporto tra il suo ateneo e l’Università dell’Aquila ha permesso numerose iniziative, tra le quali la recente pubblicazione del volume "Nascere, rinascere, ricominciare. Immagini del nuovo inizio nella letteratura italiana" (L’Una, 2017), curato da lei e da Gianluigi Simonetti.

Per la sua attività scientifica, che spazia dal medioevo alla letteratura più recente, Laura ha ricevuto sostegno e riconoscimenti da parte di numerose istituzioni quali la Renaissance Society of America, la Bogliasco Foundation e la Delmas Foundation. Insignita del Premio Flaiano per l’italianistica per il volume "The Tigress in the Snow. Motherhood and Literature in Twentieth-Century Italy", è stata ospite d’onore al convegno dell’American Association for Italian Studies del 2016. Numerose anche le onorificenze, come il Wise Woman Award da parte della National Organization of Italian American Women (2014) e la Medaglia d’oro dalla Federazione Associazioni Abruzzesi (2015).

Nel 2018 il Consiglio Regionale d’Abruzzo l’ha nominata Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo

Laura Benedetti è anche autrice di romanzi. Un paese di carta è la storia di tre generazioni di donne tra l’Italia e gli Stati Uniti, mentre Secondo piano, ambientato in un ateneo americano, scardina le convenzioni del giallo per rivolgere domande pressanti sulle contraddizioni della globalizzazione, sul ruolo delle università e sulla capacità della scrittura di restaurare l’equilibrio d’un mondo attraversato da vertiginosi mutamenti. Proprio la scrittura e l’insegnamento sono stati al centro d’una nostra recente conversazione, al termine d’un semestre di didattica segnato dalle sfide lanciate dal Covid-19.

«Questa esperienza su vasta scala – mi dice Laura - ha dimostrato in maniera lampante che l’insegnamento a distanza è un povero sostituto dell’incontro umano nelle aule».

Le ho chiesto se salverebbe qualcosa di questa esperienza. «Per quanto mi riguarda, ho cercato di rendere le mura della mia aula virtuale il più possibile permeabili, organizzando una serie d’incontri con Enrico Botta che ci ha aiutato a seguire da vicino l’evolversi della situazione in Italia. In un altro corso, nel quale fin da gennaio avevamo notato le straordinarie corrispondenze tra la situazione del Decameron e la nostra, abbiamo deciso di creare una versione ridotta e virtuale del capolavoro di Boccaccio.

Durante l’ultimo quarto d’ora d’ogni lezione, lo sfondo virtuale di Zoom diventava un’immagine della campagna toscana e il re o la regina del giorno raccontava una storia su un tema che reputava importante. Abbiamo raccolto le storie in un documento che spero ci ricorderà sempre come le narrazioni costituiscano un antitodo alla frammentazione e cementino il senso di comunità».

aura spera di poter tornare presto all’Aquila, come fa ogni anno.

Goffredo Palmerini
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