Capoluogo a Pescara, il Pd chiude il caso: «La questione non esiste». Bordate a Forza Italia

Capoluogo a Pescara, il Pd chiude il caso: «La questione non esiste». Bordate a Forza Italia
di Stefano Dascoli
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Mercoledì 15 Novembre 2017, 11:39 - Ultimo aggiornamento: 11:53
L’AQUILA - Sulle polemiche relative al capoluogo di regione, il Pd, a ranghi compatti, ha tenuto una conferenza stampa in Regione: c’erano Silvio Paolucci, Giuseppe Di Pangrazio, Marco Rapino, Pierpaolo Pietrucci, Americo Di Benedetto, Stefano Albano, Massimo Cialente, Stefano Palumbo, Sandro Mariani, Maurizio Di Nicola (Centro democratico), Francesco Piacente. Assente Camillo D’Alessandro per motivi familiari.

Ha esordito Rapino: «E’ importante ribadire alcuni concetti. Il Pd non ha mai pensato di cambiare il capoluogo, non è stata mai discussa la proposta. Non la riteniamo valida. E’ controproducente aprire questo dibattito mentre si discute progetto Nuova Pescara, deciso con un referendum popolare. Oggi dobbiamo costruire la nuova città, un percorso complesso, tutti ci stiamo spendendo per permettere all’Abruzzo di avere una città molto più grande che ci consenta di ridisegnare la regione, ma non negli assetti istituzionali. Esiste la questione area metropolitana, ma anche delle aree interne. Rilanciare il capoluogo non vuol dire solo ridefinire le sue funzioni, ma anche evitare che l’Abruzzo proceda a due velocità. La questione Nuova Pescara non riguarda il capoluogo e non durerà sei mesi. Il Pd è plurale, ampio: non chiediamo le dimissioni di chi propone il capoluogo a Pescara, ma chiediamo a tutti di riportare il dibattito entro i paletti. Non si usi questo argomento per bloccare una discussione che è bello che ci sia. Non si possono strumentalizzare fatti che non sono all’ordine del giorno. Finisce qui la questione. Voglio un Pd maturo».

Stefano Albano ne fa una questione di «responsabilità e qualità della classe dirigente»: «Chiunque alimenta polemiche e contrasti di questo genere non ha senso di responsabilità. Sia che si parli di contrapposizioni territoriali, sia chi soffia su una polemica destra-sinistra. C’è bisogno di un disegno strategico, una regione policentrica, ogni territorio ha un ruolo e deve investire sulle sue vocazioni. Se Pescara consolida il ruolo di centro economico dell’Abruzzo, ruolo che va messo a sistema, è evidente che L’Aquila ha altre vocazioni: polo amministrativo, storico-culturale, identitario. Abbiamo un surplus di spazi in centro che rafforzano questa vocazione. L’Aquila ha un ruolo di cerniera con Roma. Uno straordinario patrimonio di tutta la regione. Proviamo a superare campanilismi culturali. Due figure del Pd, segretario Montesilvano e assessore pescarese, hanno posto un tema. Il Pd regionale ha replicato che c’è solo un capoluogo. C’è un tema rispetto al centrodestra, convocata prima delle dichiarazioni di Sospiri: erano palesemente in difficoltà. Il capogruppo regionale di Forza Italia, che aspira a essere presidente della Regione, sostiene che il capoluogo deve andare a Pescara. Metto tutti sullo stesso piano, anche Biondi: possibile che l’unica cosa che sa dire è “spettacolo indecente del Pd?”. Possibile che ha saputo solo buttarla in caciara? Vorrei sapere che pensa il centrodestra, visto che il capogruppo del suo maggior partito dice certe cose. Sono tutti sullo stesso piano: Cuzzi, Cantagallo, Sospiri, Biondi».

Francesco Piacente ha detto che «potevamo tranquillamente risparmiarci questa vicenda». «Dobbiamo essere netti – ha proseguito Piacente – La questione spostamento del capoluogo nel Pd non esiste. Possiamo derubricare Cuzzi e Cantagallo a voci dal sem fuggite che non hanno cittadinanza. L’intero gruppo dirigente del Pd ha fatto chiarezza. E’ gravissimo che c’è uno scontro politico al massimo livello, quello sì, dentro Forza Italia».

«Non c’è nessun dubbio che L’Aquila sia capoluogo, non può metterlo in discussione nessuno - ha detto Sandro Mariani – Su questo argomento non torneremo più. L’Aquila resta la città punto di riferimento della nostra regione».

Stefano Palumbo ha commentato con «un sorriso sarcastico» in un momento in cui «la discussione dovrebbe essere di altra natura»: «Riconfinerei le posizioni a chi ha deciso di ritagliarsi un po’ di protagonismo. L’Aquila deve svolgere formalmente il suo ruolo dimostrando di poterlo essere, capofila di un ragionamento strategico. E’ indicativo che questa conferenza stampa si tiene all’Aquila. E’ un nostro dovere rimettere al centro questa discussione».

Pietrucci ha aggiunto: «Diamo un segnale importante, inequivocabile e senza strumentalizzazioni. Segnale che emerge da questa parte politica e non dall’altra parte. Non bisogna banalizzare, però: si comincia con una piccola parola, ma quando gli incendi si accendono non si sa dove vanno a finire. Ribadisco la richiesta di dimissioni e di procedimento disciplinare. Non accettiamo lezioni da chi ha usato la prescrizione (Cantagallo, ndr). La comunità aquilana è offesa da due peones, due pellegrini. Cantagallo deve uscire dal partito, così come Cuzzi. Scriverò alla Commissione garanzia del partito. Abbiamo deciso di far camminare insieme i progetti di legge “L’Aquila capoluogo” e “Grande Pescara”. Rilanceremo il dibattito. Altra cosa è ciò che ha detto Sospiri, che ha detto una cosa grave. Mandiamo la palla di là: ora il centrodestra darà lo stesso segnale?».

Cialente ha detto che «la polemica non considera i ruoli»: «Un segretario comunale ha quasi un ruolo di caporale di giornata, rispetto agli assetti. La polemica ha toccato un nervo scopertissimo. Un peones ha acceso un cerino vicino alla paglia. Questa cosa costringe l’intero Pd a dover dire che hanno parlato due peones per motivi personali. Mi preoccupa, invece, il salto qualitativo del centrodestra: non ha parlato un caporale di giornata, parla un generale di brigata. Se non ci sarà una risposta chiara a bloccare questa cosa sarà grave. La destra si è buttata su questa vicenda, anche sui social, con dichiarazioni non degne, davvero da amministratore di condominio. Si dimostra la povertà di pezzi della classe dirigente politica. Il furiere conta poco, ma quando si passa dal circolo di Montesilvano, che credo non goda di buona salute, alle stanze del Consiglio, c’è bisogno di spiegazioni. Sospiri ambisce a fare il presidente: è un problema serio. Una boutade ora è diventata questione istituzionale».

Di Nicola, che fa riferimento al Centro democratico, ha detto «che il tema capoluogo non si pone e non si porrà». «Le questioni sono distinte – ha detto – Tenendo conto del referendum popolare che ha espresso volontà di creare una nuova città, stiamo portando avanti un lavoro di confezionamento sartoriale di un testo di legge quanto più possibile aderente alla volontà popolare. Arriveremo in aula con un prodotto finito. Il tema capoluogo non deve essere posto e men che meno ora che L’Aquila sta lavorando con grande difficoltà per ripristinare il tessuto urbanistico e quello sociale. L’Aquila merita di essere coccolata e non tirata in ballo in questo modo».

Sulle dimissioni, Rapino ha richiamato lo statuto del partito: «Le opinioni personali restano tali, non esiste una questione etica. Sotto il profilo politico non condividiamo le esternazioni».

Paolucci ha detto che «quei due vogliono semplicemente far saltare la “Nuova Pescara”».

Di Pangrazio ha aggiunto: «Non mi risulta che esista questo tema all’ordine del giorno. Piuttosto c’è un ragionamento sulla macro-regione e come debbano avere un ruolo sia L’Aquila che Pescara. La questione non è in agenda».

Sollecitato sui temi, Paolucci ha replicato a una sollecitazione del centrodestra sugli ospedali di secondo livello: «Intanto separiamo le questioni. Quanto alla sanità, abbiamo individuato un termine temporale per chiudere lo studio di fattibilità su L’Aquila-Teramo a dicembre 2018. Gli indirizzi politici sono chiari dal 2016. Con 18 mesi di lavoro, che oggi sono 13, concluderemo tranquillamente lo studio di fattibilità. E' vero che la commissione non si è mai riunita, ma occorreranno solo 4-5 mesi per chiudere il lavoro».
 
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