Call center, il comparto aquilano
teme il calo di commesse
e la perdita di posti di lavoro

Call center, il comparto aquilano teme il calo di commesse e la perdita di posti di lavoro
di Stefano Dascoli
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Aprile 2016, 12:30 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 11:35
L'AQUILA - Per capire la dimensione del “fenomeno” call center all’Aquila basta indicare un numero: più di duemila occupati su una popolazione di 70 mila abitanti. Ovvero il settore privato con più addetti dopo l’edilizia. Un pilastro dell’economia cittadina e regionale. E’ facile intuire, dunque, quanta importanza rivesta nelle dinamiche sociali ed economiche e quanta preoccupazione possano ingenerare vicende come quella di Ecare, uno dei tre call center più importanti della città; ovvero come il calo di una commessa importante e prestigiosa (in questo caso Vodafone) possa far traballare decine di posti di lavoro (un’ottantina, si dice) e mettere in ansia centinaia di famiglie in un territorio già molto provato.

Ieri, su questo tema, la Regione ha convocato un vertice, presieduto dal vice presidente Lolli, a cui ha partecipato anche il sindaco Cialente. Al tavolo c’era il management Ecare (società controllata al 53% da Astrim Spa del gruppo che fa riferimento ad Alfio Marchini, candidato sindaco a Roma, e per la rimanente quota dalla Olisistem ITQ Consulting), insieme ai rappresentanti della Olisistem che entro maggio acquisirà l’intero pacchetto azionario.

«E’ stato un incontro interlocutorio - ha detto alla fine il segretario della Cgil, Umberto Trasatti - Nelle ultime settimane è venuto fuori il calo della commessa principale Ecare, ovvero quella Vodafone. La proprietà ha confermato, ma ci ha riferito che in questa fase si è riusciti a farvi fronte con altre due commesse. La questione, semmai, si porrà per il futuro: Vodafone potrebbe ridurre in qualsiasi momento».

IL FUTURO
L’azienda ha presentato una sorta di piano, non dettagliato, improntato alla formazione. «Abbiamo chiesto alla Regione - ha concluso Trasatti - di parlare con Vodafone perché, ragionando in termini prospettici, la commessa rimane molto significativa anche alla luce della vocazione del territorio in materia di banda larga, data center nazionale, studi climatici». La Regione, dal canto suo, tramite Lolli ha immediatamente raccolto l’invito.

IL COMPARTO
Il problema, però, è molto più ampio e articolato. All’Aquila insistono tre call center principali (Ecare, Lavorabile, Globe Network) e alcuni minori. Un comparto, come spiega Venanzio Cretarola (fra i promotori di Lavorabile, che con 500 dipendenti quasi tutti a tempo indeterminato, gestisce servizi di Contact Center per conto di enti pubblici e privati) meriterebbe tutt’altra attenzione: «All’Aquila è il settore privato con più addetti, tutti con rilevante esperienza pluriennale in servizi di call center specializzati. Si potrebbe costituire un polo di attrazione anche per nuove iniziative. Cosa si aspetta, ad esempio, a prevedere esplicitamente un percorso dedicato al settore dei servizi che ancora oggi non è inserito nella delibera Cipe per il finanziamento dello sviluppo cratere sismico? Cosa si aspetta a prevedere una quota di finanziamento indirizzata prioritariamente ai settori (non solo quello dei call center ovviamente) a più alta intensità di personale? Quello dei call center rappresenta all’Aquila una realtà occupazionale altamente professionalizzata che opera in settori competitivi a livello nazionale ed internazionale, ma che - lasciata in balia di forme di concorrenza più o meno imprenditoriali basate esclusivamente sul massimo ribasso. E’ necessario coinvolgere un patto territoriale finalizzato al rafforzamento del “Polo dei Servizi a Distanza” aquilano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA