Si torna in aula di tribunale, questa volta in Corte d'Appello, all'Aquila, dove ieri il collegio ha deciso di riaprire il presunto caso di violenza sessuale consumato la sera del 28 agosto del 2019 in un albergo di Pescasseroli. I giudici di secondo grado, l'altro giorno, hanno infatti accolto il ricorso presentato dalla procura di Sulmona dopo la sentenza di assoluzione del tribunale peligno del luglio 2020 nei confronti di S.A., 31enne capo animatore turistico di origine siciliana, arrestato e poi rimasto ai domiciliari per dieci mesi, fino alla sentenza di assoluzione. Il giovane era accusato di violenza sessuale ai danni di una sua collaboratrice, una 20enne del Nord Italia, che il capo animatore avrebbe violentato per quattro ore di seguito quella sera nella stanza del personale.
La ragazza finì all'ospedale di Avezzano che rilevò le lacerazioni, attivando il percorso di protezione che poi portò alle indagini dei carabinieri e al conseguente arresto di Amato, avvenuto nel settembre del 2019. Il castello accusatorio della procura di Sulmona, al tempo guidata da Giuseppe Bellelli, venne però smontato dai giudici di primo grado che reputarono non attendibile la teste e vittima della presunta violenza sessuale, basandosi soprattutto sul fatto che appariva inverosimile che durante la lunga violenza sessuale non fosse riuscita a chiamare aiuto e che nessuno si fosse accorto di quello che accadeva.
Ed è proprio sull'attendibilità della presunta vittima che, ora, i giudici di Corte d'Appello hanno voluto approfondire la vicenda: per questo il collegio ha disposto di ascoltare di nuovo la testimonianza della presunta vittima che sarà convocata il prossimo 26 giugno davanti alla corte.