L'Aquila, l’amore extraconiugale ai tempi del Coronavirus

"Amanti" di Magritte
di Tiziana Pasetti
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Domenica 15 Marzo 2020, 15:29 - Ultimo aggiornamento: 15:37
L'AQUILA “Ogni rapporto può entrare in guerra. Contro i più temibili tra i suoi nemici: le componenti della coppia stessa. All’attaccamento iniziale, al ‘mio Dio, avrei potuto perderti’, subentra il fastidio della presenza assidua, protratta in luoghi di non appartenenza (le tendopoli, gli alberghi), di negazione di ogni possibile forma d’intimità. In un contesto come quello in cui ci troviamo a vivere la nostra quotidianità, la scarsità di risorse personali, sociali e pratico-economiche, fa saltare tutte le dinamiche, anche le più collaudate. Trovarsi a dover reinventare palinsesti di vita non è cosa facile. Mai. Lo è ancor meno se bisogna farlo in seguito ad un trauma in fondo, almeno per la portata, inatteso”.

Cominciava più o meno in questo modo un articolo che scrissi a tre mesi dal terremoto che colpì L’Aquila il 6 aprile del 2009. All’indomani della scossa distruttiva tutti ci eravamo stretti in un abbraccio consolatorio, la disperazione di chi aveva perso figli e genitori e amici ci faceva sentire in colpa ma anche fortunati: ci era stato risparmiato il dolore estremo ed eterno. Quando ci ritrovammo a dover fare a meno delle abitudini, del lavoro, della passeggiata, della palestra, della scuola, quando ci assegnarono camere d’albergo, o tende, o seconde e terze stanze in casa di parenti amorevoli, abbiamo detto grazie. E lo pensavamo davvero, era una parola che veniva dal cuore. Poi noi sappiamo come sono andate a finire le cose, il fastidio di ritrovarsi tutti stretti e sempre presenti in un ambiente ristretto, non avere le normali e sane “ore d’aria” dal gruppo primario, un permesso di uscita che rende il “carcere famiglia” tollerabile.

Adesso ci risiamo. Non è per una scossa di terremoto (e speriamo non si risvegli proprio adesso, la Terra: in quel caso che si fa? Si resta dentro come dice il decreto o si scappa fuori come viene spontaneo fare quando tutto trema?) ma a causa di un virus (bruttissimo scenario, ammettiamolo).

Prima una regione della Cina, poi un’area del lodigiano, poi la Lombardia e una manciata di province tutte nel nord e poi l’Italia intera: quello che all’inizio nel nostro Paese abbiamo trattato al pari di un’influenza solo un po’ più antipatica ha portato allo stato attuale delle cose, alle restrizioni, alla necessità di munirsi di autocertificazioni per potersi spostare, agli assalti al supermarket. “Resta a casa!”, ha detto Conte. “Approfittiamone per ricordare quanto è importante la vita insieme. È poco tempo! C’è solo da aspettare! Ti giuro torneremo a fare l’amore...Per ora resta a casa qui con me.

Per ora resta a casa. Fallo per te e per meeeeeeeee. E per noiiiiiiiiiii!”, ha cantato (io poi, dopo averla ascoltata, ho fatto gli incubi: mai sentita una cosa più brutta!) Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Comunque, veniamo al dunque di questo articolo fondamentale per le sorti degli equilibri del nostro Paese, alla mia preoccupazione grande. Ok, restiamo a casa.

Ma quali consigli possiamo dare a quella categoria numerosissima di uomini e donne che si amano senza e oltre il vincolo della fede all’anulare sinistro? Gli amanti, sì, sto parlando di loro.

Chi si incontrava in palestra, chi in ufficio, chi a colazione, chi inventava una cena o un viaggio d’affari, chi approfittava del percorso “vado a vede’ come sta mammà” per l’ultima chiamata del giorno, adesso come farà? Come gestire questa situazione snervante, tutti in casa cuore a cuore quando il nostro cuore è altrove?

Come non odiare mogli e mariti che allungano lo sguardo sui nostri cellulari? Come evitare che il virus diventi un coltello omicida? Ecco, io non ho risposte. Ma il mio pensiero va a tutte queste anime disperate, va all’Amore.
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