Adottato all'Aquila, la guerra blocca il ritorno in Russia di Ghennadi. «Cerco le mie radici»

Adottato all'Aquila, la guerra blocca il ritorno in Russia di Ghennadi. «Cerco le mie radici»
di Saverio Occhiuto
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Sabato 19 Febbraio 2022, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 10:01

Quella tra l'Abruzzo e i paesi dell'ex Unione sovietica non è solo una storia di scambi commerciali, di badanti venute dal freddo ad assistere gli anziani, ma anche di amicizia e solidarietà. Le turbolenze che oggi scuotono i confini tra Russia e Ucraina non annullano vicende personali rimaste spesso sullo sfondo. Come quella del giovane Ghennadi, adottato da una coppia aquilana nel 2008, all'età di 6 anni, dopo essere stato prelevato da un istituto della città di Magnitogorsk, nel sud della Siberia. Era ottobre quando il bambino arrivò per la prima nella villetta a schiera costruita dai suoi nuovi genitori: il papà, Pasquale Martini, dipendente della Vibac, e Stefania Fiore, funzionaria della locale filiale Bnl-Paribas. Per riuscire a coronare il proprio sogno, la coppia era stata costretta ad affrontare molti viaggi in Russia, accompagnata nel suo percorso di adozione dal Cifa di Macerata, il centro di adozione internazionale con sede in Italia.


Poi arriva lui, Ghennadi, il bambino dai capelli biondissimi e gli occhi azzurri. Un carattere vivace, lo sguardo sempre a caccia di qualcosa da catturare. Nella sua cameretta colorata gli fecero subito compagnia i dvd di Peter Pan e La carica dei 101, i nuovi amici “virtuali” che si univano agli affetti veri. Sino a quella maledetta notte del 6 aprile 2009, quando la terrà trema all'Aquila e in tutto l'Abruzzo. La villetta di via Antica Arischia ondeggia paurosamente ma resta in piedi. Il bambino russo, allontanato da un'esistenza piena di incertezze, è travolto da un'emozione nuova, troppo forte per quell'età. I genitori lo strappano dal suo lettino nel cuore della notte per portarlo in salvo.


In quei giorni inizia il trasferimento a Pescara assieme a molti altri sfollati aquilani che dopo il terremoto vengono dislocati sulla costa. La coppia e il bambino si sistemano all'Hotel Holiday e lì accade quello che Ghennadi deve avere vissuto come un altro miracolo: la vista del mare per la prima volta, il contatto dei piedi nudi con la sabbia. E quella immensa distesa azzurra che si perde chissà dove. Così, una volta ritrovato il sorriso, il piccolo viene travolto da un'altra ondata di solidarietà. Una ragazza pescarese lo conduce per mano da un ottico per regalargli un paio di occhiali dalla montatura gialla, una sorpresa che lo fa impazzire di gioia. L'ottico non chiede un centesimo: è sufficiente il sorriso di quel bambino.
Il proprietario di una libreria gli fa omaggio del volume La carica dei 101.

Il titolare dello stabilimento Sabbia d'oro mette a disposizione la sua struttura per i bambini terremotati ospiti nei due hotel del lungomare Colombo, l'Holiday e il Regent.


«Oggi – racconta la mamma – Ghennadi ha 19 anni, vive con noi all'Aquila dove studia Scienze Umane. Ha un grande talento per le attività sportive e per la fotografia. La scorsa estate ha vinto con una sua foto il contest “Scatti del Medioevo”, organizzato dalla Compagnia Arcieri e Rievocatori Medievali Aquila Invicta. Gli insegnanti apprezzano la sua padronanza della lingua italiana. Ha anche avuto una bella sorpresa: a Ravenna è riuscito ad abbracciare un suo ex compagno di istituto che aveva conosciuto in Russia. Era il suo migliore amico, ma si erano persi, non si vedevano più da anni. Quando possono si incontrano spesso».

Dalla Siberia all'Abruzzo. Oggi Ghennadi Martini è un italiano a tutti gli effetti “che un giorno – dice ancora la mamma – porteremo in Russia per fargli conoscere le sue origini, come ha chiesto lui. Adesso, con le tensioni ancora vive ai confini, non è il caso”. Intanto il 19enne, tra una evoluzione e l'altra sulle parallele ha iniziato a studiare anche il russo. Dopo la terribile notte del terremoto aveva chiesto ai suoi genitori di essere riportato nell'istituto dove era stato prelevato pochi mesi prima. L'accoglienza della nuova vita in Italia era stata una terra ballerina, la grande paura. Poi è cambiato tutto.
 

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