Abusi sul chierichetto: parroco condannato a 3 anni

Abusi sul chierichetto: parroco condannato a 3 anni
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Venerdì 15 Giugno 2018, 11:08
Tre anni e otto mesi di reclusione con la riduzione della pena per il rito abbreviato a Pescara; risarcimento alla parte civile da decidersi in sede civile; provvisionale di 50 mila euro alle parti civili; interdizione per 5 anni da uffici pubblici e perpetua da qualunque incarico nelle scuole e strutture frequentate da minori. Questa la sentenza di condanna che ieri pomeriggio ha emesso il collegio presieduto da Maria Michela Di Fine a carico di don V.C., l'ex parroco della chiesa San Camillo De Lellis di Villa Raspa di Spoltore, accusato di abusi di natura sessuale su un suo chierichetto che all'epoca dei fatti (che si sarebbero verificati tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012) aveva 15 anni.

Una condanna che va oltre i 3 anni che aveva chiesto il pm Salvatore Campochiaro al termine della requisitoria. Una condanna che va a sommarsi con quella che, molto velocemente, aveva emesso il tribunale ecclesiastico che condannò don Vito a una pena perpetua, e cioè al divieto di svolgere attività parrocchiali con i minorenni, e a pene temporanee come la sospensione per 3 anni dal ministero sacerdotale, oltre a 5 anni di obbligo di dimora in un monastero di Roma, al fine di condurre "una vita di preghiera e di penitenza", seguendo anche un percorso psicoterapeutico. Non è passata dunque la linea difensiva sostenuta dall'avvocato Giuliano Mila e dalla collega Teresa Pierfelice che avevano sostenuto l'inattendibilità delle dichiarazioni della vittima, sollecitando poi il tribunale a prendere in considerazione il principio del "ne bis in idem", proprio in relazione alla condanna subita dall'imputato dopo il processo canonico. A denunciare i fatti, prima alla Curia che con l'arcivescovo Tommaso Valentinetti si attivò subito, e poi alla polizia, furono i genitori del ragazzo che frequentava molto spesso la parrocchia e l'abitazione del parroco. Gli abusi contestati sarebbero stati compiuti proprio a casa del parroco. Incontri a sfondo sessuale, senza però nessuna costrizione fisica della vittima, ma che nel ragazzo avrebbero provocato, anche a distanza di anni, una sorta di crisi di identità e di grande turbamento. L'imputato, secondo quanto ha stabilito il tribunale di Pescara, dovrà pagare alle parti civili costituite e rappresentate dall'avvocato Vincenzo Di Girolamo, una provvisionale di 30 mila euro al ragazzo, e di 10 mila euro a testa alla madre e alla sorella della vittima degli abusi.
 
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