Coronavirus, il report di Bankitalia: l'Abruzzo perderà a fine anno l'8 per cento del Pil

Coronavirus, il report di Bankitalia: l'Abruzzo perderà a fine anno l'8 per cento del Pil
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Giovedì 19 Novembre 2020, 11:14

La crisi globale innescata dalla pandemia di Covid-19 ha determinato anche in Abruzzo un forte peggioramento del quadro congiunturale. Secondo le ultime previsioni elaborate dalla Svimez, nel complesso dell’anno il prodotto interno lordo della regione dovrebbe ridursi di oltre l’8 per cento, un calo in linea con quello previsto per l’intero Mezzogiorno. In presenza di forti limitazioni alle attività economiche, i livelli produttivi si sono marcatamente contratti nel primo semestre. Nei mesi estivi, in linea con le tendenze nazionali, sono emersi segnali di un significativo recupero. Rimane tuttavia elevata l’incertezza sulle prospettive a breve termine, in particolare nel settore dei servizi.

Un sondaggio della Banca d’Italia condotto tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre su un campione di imprese industriali abruzzesi ha mostrato un diffuso calo delle vendite nel complesso dei primi nove mesi dell’anno e un ulteriore indebolimento dell’attività di investimento. Le esportazioni si sono fortemente contratte (-16,3 per cento), riflettendo soprattutto il calo  delle vendite all’estero di veicoli commerciali, il principale prodotto di specializzazione della manifattura regionale. Per i prossimi mesi le aspettative degli imprenditori rimangono improntate alla cautela, anche se sono lievemente prevalse tra gli intervistati le indicazioni di un possibile consolidamento della ripresa delle vendite. Le ripercussioni dell’emergenza sanitaria sul terziario sono state nel complesso più marcate, per effetto della forte contrazione dei consumi e delle restrizioni alla mobilità delle persone.

Nel turismo il calo senza precedenti degli arrivi e delle presenze riscontrato fino a giugno si è solo parzialmente attenuato nei due mesi successivi. Anche nel settore dei trasporti e nell’edilizia la ripresa dell’attività lavorativa osservata a partire dal mese di maggio è stata incompleta. Il quadro occupazionale, già debole nel 2019, è ulteriormente peggiorato con l’inizio della pandemia (-2,3% il calo degli occupati nel primo semestre del 2020, a fronte del -1,7% in Italia); gli effetti più marcati hanno riguardato i lavoratori con contratto a termine. In particolare, tra i dipendenti nel settore privato sono diminuite le assunzioni nette tra i giovani, tipicamente inquadrati in posizioni meno stabili, e le donne, per effetto della maggiore incidenza della crisi nel settore dei servizi, dove è più rilevante la presenza femminile. Il calo del numero delle persone in cerca di occupazione si è riflesso in una diminuzione della partecipazione al mercato del lavoro e del tasso di disoccupazione.

Il ricorso agli strumenti di integrazione salariale, agevolato dalle misure governative di sostegno dell’occupazione, ha raggiunto livelli mai registrati prima della pandemia; i redditi delle famiglie

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