La stagione autunnale ha aperto le porte a tre virus, che potrebbero mandare al tappeto migliaia di abruzzesi: quella che è stata definita dagli scienziati come triplendemia, ovvero la combinazione del Covid con l'influenza e il virus respiratorio sinciziale (Rsv), è arrivata in tutt'Italia e l'Abruzzo non fa eccezione.
Secondo gli esperti, dunque, non sarà un inverno semplice e il rialzo dei contagi su tutti i fronti è atteso nel periodo natalizio. È quanto conferma al Messaggero il dottor Paolo Fazii, direttore dell'Uoc di Microbiologia e Virologia della Asl di Pescara: «Il picco è atteso per Natale, periodo in cui aumentano le occasioni di incontro. Ci sono moltissimi casi di influenzavirus A, quella stagionale che ha un andamento più importante dal punto di vista epidemico, e abbiamo pochi casi a oggi di influenzavirus B, che muta a un tasso da due a tre volte inferiore rispetto al tipo A e, quindi, ha una diversità genetica inferiore con solo un sierotipo - aggiunge il dottor Fazii - Tra i sottotipi prevalenti in questa fase ci sono H3N2 e H1N1, che sono legati all'influenzavirus A; mentre i sottotipi di B sono molto più rari. Stanno aumentando i casi sia sul fronte del Covid sia su quello dell'influenza: questo era prevedibile perché sono entrambi virus da raffreddamento, per cui restiamo ancora in un discorso epidemico piuttosto ordinario. Considerando poi che, a differenza degli anni passati, non c'è più l'obbligo di indossare le mascherine, diventa ancora più evidente la prevedibilità della crescita dei casi. In ambito pediatrico il virus respiratorio sinciziale è molto diffuso anche in Abruzzo e abbiamo registrato anche qualche raro caso di Adenovirus respiratorio».
È possibile anche essere colpiti contestualmente da più virus: «Abbiamo registrato un caso di positività al Covid e all'influenzavirus A, si tratta di coinfezione molto rara ma comunque possibile, per cui è fondamentale fare molta attenzione».
Con l'arrivo della stagione fredda, come di consueto, i virus e i batteri trovano l'ambiente migliore per moltiplicarsi e questo spiega il picco di patologie influenzali quando le temperature sono in calo.
Arrivano poi i primi risultati degli studi di follow-up post Covid: sulla rivista The Lancet è stato pubblicato uno studio condotto su pazienti colpiti dal virus durante la prima fase della pandemia, di questi il 68% ha mostrato sei mesi dopo essersi ammalato almeno un sintomo di Long Covid. Tra i vari effetti c'è anche il rischio di fenomeni tromboembolici. «Il rischio è minore in tutti i soggetti che hanno fatto la vaccinazione e di conseguenza aumenta in chi non ha alcuna dose di vaccino anti-Covid», precisa il virologo abruzzese.