L’anniversario del 6 aprile 2009
Una domenica, come undici anni fa
Ma con una gran voglia di ripartire

Anniversario del 6 aprile 2009
di Angelo De Nicola
3 Minuti di Lettura
Domenica 5 Aprile 2020, 01:41 - Ultimo aggiornamento: 14:51

La casa. Alla vigilia dell’undicesimo anniversario («Già 11 anni!») del 6 aprile, sembra ruotare tutt’attorno al proprio “nido” il destino degli aquilani (e degli abruzzesi). Fuori da casa in quell’emergenza dopo le 3,32 che sembrava la fine del mondo; dentro casa oggi, da quasi un mese, in quella che sembra l’oltre della fine del mondo. La speranza, undici anni fa, di tornare a casa; la speranza, oggi, di poter uscire di casa. La disperata voglia, in quello “strano” aprile di undici anni fa con una Pasqua rabberciata, delle persone di aggregarsi; l’obbligo per legge, oggi in questo “stranissimo” aprile senza una Pasqua, di stare distanti dagli altri.

LEGGI ANCHE Il cardinale Petrocchi: la pandemia non zittisce l'emergenza

Già riflettendo su questi aspetti, si comprende bene come le due emergenze non siano paragonabili. Nè è corretto pensare che gli aquilani (e gli abruzzesi) abbiano fatto il callo alle tragedie. Ogni tragedia ha i suoi lutti, i suoi problemi, i suoi disastri. Peraltro, il post 6 aprile ha convogliato sull’Abruzzo un fiume di denaro (a 22 miliardi di euro pare sia arrivato il totalizzatore), un “miracolo” che senza alcun dubbio non potrà essere ripetuto per le ventuno regioni non foss’altro perchè il totale sarebbe 462 miliardi (circa il Pil del 2019 dell’Austria).

Eppure tra le due emergenze, alla vigilia di un così triste anniversario, c’è un comune denominatore tra le due emergenze, non soltanto psicologico. E’ quello della gran voglia di ripartire che oggi già serpeggia in attesa di uscire al più presto dalla quarantena. Voglia che, come è sempre accaduto nella Storia, coincide con la grande occasione di cambiare le cose.

LEGGI ANCHE L'undicesima candelina su cui soffiare, non da soli

E allora, undici anni dopo il 6 aprile, l’Abruzzo potrebbe cogliere l’occasione:
di non buttarla sempre in caciara politica. Le polemiche tra fazioni e partiti di questi giorni, alla gente “prigioniera” in casa non interessano;

di potenziare la sanità pubblica, invece di ucciderla. Risparmia-risparmia-risparmia, ecco a cosa siamo arrivati. Eppoi, alla guida dovrebbero esserci tecnici collegati alla politica non politici mascherati da tecnici. La salute non ha colore politico;

di semplificare davvero la burocrazia. Non aver completato la ricostruzione pubblica post sisma 2009 in questi undici anni rischia di guastare il sogno della completa rinascita: la ricostruzione, dopo il Coronavirus, sarà ancora una priorità?

di realizzare scuole sicure e confortevoli per i nostri ragazzi. Nessuna scuola pubblica è stata ricostruita all’Aquila e intere generazioni ormai conoscono soltanto i Musp “provvisori”: le scuole saranno, ancora, una priorità?

di studiare un vero “brand” di un Abruzzo finalmente interconnesso con infrastrutture moderne ed esaltando le sue peculiarità uniche, su cui investire denari pubblici/privati ed energie per dare un futuro ai suoi giovani.

Solo così le vittime delle nostre tragedie potrebbero avere un senso.
Angelo De Nicola

© RIPRODUZIONE RISERVATA