Il fatto è avvenuto pochi giorni fa, durante l'annuale campagna di scavo condotta da Lucio Fiorini dell'Università degli studi di Perugia, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici dell'Etruria meridionale. All'interno del sacello dedicato a Demetra sono stati trovati e riportati alla luce, tra gli altri reperti, due statuette femminili in bronzo di offerente, un thymiaterion, sempre in bronzo, e il coperchio di una pisside in avorio con la raffigurazione di una sirena.
I manufatti raccontano gli ultimi drammatici momenti della vita del santuario emporico nel 281 avanti Cristo, quando, temendo per l'imminente arrivo dell'esercito romano, gli ultimi devoti seppellirono tutti gli ex-voto più preziosi per proteggerli dalla distruzione, salvaguardando la memoria della secolare devozione che aveva fino ad allora animato l'area sacra di Gravisca.
«Il ritrovamento - dice il professor Fiorini - ha un valore eccezionale. Ci parla di una divinità di cui avevamo già conoscenza, ma che ci fornisce
ulteriori elementi. Di statuette simili ne esistono pochissime, massimo una decina».
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