Terni, morti di tumore all'inceneritore
prosciolto l'ex sindaco Paolo Raffaelli

Sopralluogo della Forestale all'inceneritore Asm (Archivio)
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Giovedì 16 Gennaio 2014, 15:57 - Ultimo aggiornamento: 18:07
TERNI - La morte per tumore di due operai dell’inceneritore non ha responsabili perch non legata alle condizioni di lavoro. E anche per altri due dipendenti Asm, che lottano contro il cancro, non ci sono elementi che consentano di collegare la malattia all'ambiente di lavoro nell’impianto di Maratta.



Il gup del tribunale di Terni, Pierluigi Panariello, oggi ha chiuso un processo cominciato anni fa con una sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste.



Lo ha fatto assolvendo con formula piena le persone coinvolte nella delicata inchiesta legata alle patologie tumorali che hanno colpito nel tempo quattro lavoratori dell’ex inceneritore Asm. Due di loro, Giorgio Moretti e Ivano Bordacchini, sono morti mentre era in corso il processo nei confronti delle persone accusate di omicidio colposo e lesioni gravi.



Il gup Panariello oggi prosciolto tutti: l’ex sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, i tre ex presidenti dell’Asm Giacomo Porrazzini, Stefano Tirinzi e Piero Sechi, l’ex direttore generale, Moreno Onori, gli ex membri del consiglio di amministrazione dell’Asm Paolo Olivieri e Raffaele Iannotti, l’ingegnere Giovanni Di Fabrizio, responsabile della sicurezza dell’azienda, e il consulente esterno, Aldo Di Raimo.



Si chiude così con l’assoluzione per tutti un'indagine cominciata nel 2008. Il pm, Elisabetta Massini, dopo il sequestro dell'inceneritore e dopo aver indagato più di venti persone per disastro ambientale, aprì un secondo fascicolo per omicidio colposo. Legato alla morte del capoturno Giorgio Moretti, 48 anni, e alla malattia che aveva colpito altri tre operai Asm. Nel dicembre 2010 il secondo decesso, quello di Ivano Bordacchini, gruista di 56 anni.



Dopo anni di indagini e di udienze e una guerra di perizie il gup dice che le morti e le malattie non sono legate all’ambiente di lavoro. Resta in piedi solo l’altro filone d'inchiesta, per il quale è in corso il processo davanti al tribunale di Terni con l’accusa di disastro ambientale e di mobbing. Ma la gran parte dei reati, diciotto per la precisione, è già prescritta. In piedi solo le accuse di disastro ambientale, mobbing e truffa ai danni dello stato per i contributi del Cip 6.