Inchiesta Tav, arrestata la ex presidente dell'Umbria Lorenzetti

Maria Rita Lorenzetti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 16 Settembre 2013, 09:52 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 12:43
FOLIGNO - Maria Rita Lorenzetti, ex presidente della Regione Umbria, stata arrestata questa mattina nell'ambito dell'inchiesta sul nodo fiorentino della Tav. Lorenzetti, 60 anni, presidente di Italferr, società delle Ferrovie che opera nel settore dell'Alta Velocità, è accusata di abuso di ufficio, corruzione e associazione a delinquere.



L'indagine della procura di Firenze aveva portato a indagare 31 persone e a gennaio i carabinieri del Ros aveva eseguito perquisizioni in tutta Italia, compresi casa e ufficio di Lorenzetti.



Sgomento da parte dell'avvocato Luciano Ghirga, che conferma la notizia. Lorenzetti, secondo quanto risulta al Messaggero, da questa mattina è ai domiciliari nella sua casa di Foligno.



Lorenzetti, esponente del Pd, alla Camera per quattro legislature e alla guida dell'Umbria per due mandati dal 2000 al 2010, ha sempre sostenuto la correttezza del proprio operato.



Nelle 400 pagine di ordinanza di custodia cautelare viene ipotizzato il rischio di reiterazione del reato. La presidente Lorenzetti sarebbe accusata di essersi adoperata perchè venissero pagate due società

impegnate nei lavori della Tav a Firenze, per le quali i versamenti erano in ritardo: in cambio avrebbe ricevuto presunti favori professionali per il marito. «Vantaggi assolutamente inesistenti», replica l'avvocato Ghirga che dovrebbe incontrare a breve la sua assistita.



Oltre a Lorenzetti, altre cinque persone sono finite agli arresti domiciliari e altre sei misure interdittive più lievi sono state applicate ad altrettante persone.



I motivi dell'arresto. Alla fine delle 450 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, il giudice Angelo Antonio Pezzuti conclude rinvenendo gravi indizi di colpevolezza per 11 persone coinvolte nell'inchiesta, compresa la presidente Lorenzetti. La sussistenza delle esigenze cautelari, per il giudice si ravvisa appunto nel pericolo di commissione di ulteriori reati, «apparendo grave ed attuale il pericolo che i medesimi, se non limitati nella loro libertà, possano commettere altri delitti. Tale pericolo va tratto dalle specifiche modalità e circostanze dei fatti che sono imputati ai singoli imputati. In particolare, la natura, la specie, i mezzi, l'oggetto, il tempo, il luogo e ogni altra modalità delle azioni poste in essere dagli indagati denotano una particolare intensità del dolo e fanno ritenere sussistente il pericolo che i medesimi possano nuovamente commettere dei reati della medesima natura».

La presidente Lorenzetti, insieme agli altri cinque ai domiciliari, non potrà comunicare con nessuno, oltre che con i familiari, «in particolare con gli altri coimputati», sottolinea il giudice che sono Gualtiero (detto Walter) Bellomo, membro della commissione Via del ministero dell'Ambiente; Furio Saraceno presidente di Nodavia; Valerio Lombardi, tecnico di Italferr; Alessandro Coletta, consulente, ex membro dell'Autorità divigilanza sugli Appalti pubblici; Aristodemo Busillo, della società Seli di Roma, che gestisce la grande fresa sotterranea «Monna Lisa» per realizzare il tunnel alta velocità sotto Firenze. Il gip inoltre ha deciso la misura interdittiva di due mesi dallo svolgimento di attività per società ed enti di appartenenza a carico dei dirigenti della CoopSette di Castelnuovo di Sotto (Reggio Emilia) Alfio Lombardi, Maurizio Brioni, Marco Bonistalli, del presidente del cda di Seli Remo Grandori e dell'ad di Italferr Renato Casale.



La squadra e gli amici e nemici. Nell'ordinanza, il gip Pezzuti spiega come «l'appartenenza alla "squadra" più volte richiamata da Maria Rita Lorenzetti riporta ad un articolato sistema corruttivo per cui, ognuno nel ruolo al momento ricoperto, provvede all'occorrenza a fornire il proprio apporto per conseguimento del risultato di comune interesse, acquisendo meriti da far contare al momento opportuno per aspirare a più prestigiosi incarichi, potendo contare sul fatto che i relativi effetti positivi si riverbereranno, anche se non nell'immediato, sui componenti della squadra medesima sotto forma anche di vantaggi di natura economica. In questa cornice, che prevede la contestuale ripartizione dei funzionari pubblici interessati ai procedimenti amministrativi di interesse, in amici e nemici, sono stati rilevati scambi di favore di varia natura».



La difesa. «La mia assistita conferma la correttezza del suo operato - ribadisce l'avvocato Luciano Ghirga -. Non c'è nessuna connessione tra la sua attività e quella del marito, che non è indagato. Un provvedimento inaspettato, arrivato a nove mesi dall'avviso di garanzia: mesi in cui non c'è stata alcuna escalation o novità particolare nelle indagini. Tanto è vero che le accuse sono le stesse dell'avviso di garanzia di gennaio. I reati ambientali? Non sono contestati alla Lorenzetti: la misura dei domiciliari è scattata solo per le accuse di associazione a delinquere e corruzione. Comunque ora faremo ricorso al Tribunale del Riesame per farle ottenere la libertà».
© RIPRODUZIONE RISERVATA