Sanitopoli, le telefonate negate
e le delibere corrette a penna

Sanitopoli, le telefonate negate e le delibere corrette a penna
di Egle Priolo
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Martedì 25 Febbraio 2014, 12:28 - Ultimo aggiornamento: 12:29
PERUGIA - Questo tribunale si gi espresso sulle intercettazioni. Non ammettendole. L'avvocato Claudio Franceschini chiude le sue eccezioni con un precedente.

E dopo la camera di consiglio, i giudici Nicla Flavia Restivo, Daniele Cenci e Valerio D'Andria danno ragione a lui e alla difesa dei dieci imputati di Sanitopoli, tra cui l'ex presidente della Regione Maria Rita Lorenzetti: il processo andrà avanti senza considerare le intercettazioni, come successo con Appaltopoli. Non entreranno nel processo, allora, le telefonate tra Sandra Santoni, all'epoca braccio destro della governatrice, e Gigliola Rosignoli, già dirigente dell'Asl 3, in cui la prima si lamenta di non poter vivere con 1500 euro al mese e insieme immaginano l'applicazione di «un 15 septies», l'assunzione senza concorso alla Asl, da «tremila, tremila e cinque al mese». Inchiesta decapitata? Giammai, promettono i pm Mario Formisano (nella foto) e Massimo Casucci: levato il peccato originale (l'attività captativa dei carabinieri concessa per l'inchiesta madre sul reato di estorsione - relativo a una vicenda folignate - ma proseguita per reati diversi e indagati estranei alle prime accuse) in aula si potrà dibattere sul «sistema clientelare» raccontato dalla procura. Si riparte il 17 marzo dai testimoni dell'accusa (quattro carabinieri, il dirigente Asl Alvaro Fagotti, più l'impiegata regionale Ivana Ranocchia e l'ex presidente del Consiglio regionale, Carlo Liviantoni, prosciolti dal gup) e da quelle due delibere su cui si fonda questo troncone dell'inchiesta su falso e abuso di ufficio. Provvedimenti della giunta regionale del 2009 che per la procura sono stati “aggiustati” per volontà e interessi personali. Chiusi prima dell'istruttoria o modificati a penna, aumentando da 3 a 4 «il numero dei dirigenti di cui si richiedeva l'autorizzazione all'assunzione». Atti noti come “delibere Santoni”, anche se la sua assunzione alla Asl 3 passò per altre vie. Insieme a Lorenzetti, Santoni e Rosignoli, a processo (tutti si sono sempre detti estranei alle accuse) l'ex assessore Maurizio Rosi, l'ex direttore della sanità Paolo Di Loreto, più i dirigenti e segretari regionali Franco Biti, Francesco Ciurnella, Giuliano Comparozzi, Luca Conti e Giancarlo Rellini. Difesi tra gli altri dagli avvocati Nicola Di Mario, Luciano Ghirga, Valeriano Tascini e Fabrizio Figorilli
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