SOUTHAMPTON - «Si dovrebbe poter comprare il sonno», sorride Alessandro dopo l'ennesima dimostrazione davanti a decine di giornalisti e agenti di turismo provenienti da ogni parte del mondo. Riflessioni da chi ce l'ha fatta. Ventisei anni, una laurea in ingegneria della Produzione industriale a Torino e un master in Project management in Australia, è uno dei giovani di Makr Shakr, start up tutta italiana che in soli cinque mesi di vita può contare su un fatturato di 3 milioni di euro.
A Southampton per la presentazione della Quantum of the seas, l'ultima nave da crociera del colosso norvegese-americano Royal Caribbean, le star erano loro.
IL PROGETTO
L'idea nasce qualche anno fa e nel 2013 un primo prototipo suscita curiosità al Salone del mobile di Milano. Poi il grande balzo al Google I/O di San Francisco, il più importante appuntamento annuale dell'azienda di Mountain View. «Da lì in poi è cambiato tutto - racconta Saverio Panata, architetto 36enne con un master ad Harvard - A novembre 2013 ci ha contattato la Royal e a giugno è nata Makr Shakr. Dal punto di vista economico la mia vita sta migliorando ma produrre utile non è l'unico obiettivo. Quello principale è fare innovazione».
All'origine della storia di Saverio, Alessandro e una manciata di ragazzi c'è un incontro fondamentale: quello con Carlo Ratti, architetto e designer torinese che dal 2004 è direttore del Senseable City Lab del Mit. «Anche lui fa parte di Makr Shakr, è una specie di advisor d'eccezione», spiega Saverio.
LE MAGIE
Sul ponte superiore della Quantum, salpata domenica alla volta di New York per la sua crociera inaugurale, una bolla di vetro appesa a una gru porta i passeggeri a oltre 90 metri sul mare. Ci sono uno skydiving e una pista con 40 autoscontro che può trasformarsi in una discoteca o in un campo da basket. Le camere che non affacciano sul mare hanno un balcone virtuale a tecnologia Led da 80 pollici che riproduce il panorama circostante (rumore delle onde compreso). Ogni ospite può pianificare la crociera grazie a una app di bordo e indossa un braccialetto elettronico che funziona da chiave della camera come da carta di credito.
OBIETTIVO LAS VEGAS
I due robot del bar bionico amministrano oltre 100 bottiglie di alcolici appese al soffitto, pestano, mixano e versano nel bicchiere. Il drink prende forma sui tablet davanti al banco «e presto il cliente potrà postare sui social il cocktail appena creato», spiegano i ragazzi di Makr Shakr. «Alla base del bar bionico - continuano - c'è l'idea di creare qualcosa che per la prima volta avvicinasse i robot alle persone: sono i clienti a manovrare la macchina e il tutto è estremamente facile. Non è il robot che si sostituisce all'uomo, al contrario è l'uomo che diventa barman di se stesso». Progetti per il futuro? «Una versione low cost e... sbarcare a Las Vegas».