Gli italiani hanno paura del web ma non possono più farne a meno

Gli italiani hanno paura del web ma non possono più farne a meno
di Pietro Piovani
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Lunedì 7 Ottobre 2013, 18:35 - Ultimo aggiornamento: 8 Ottobre, 00:12
Gli italiani che vanno su internet sono sempre di pi, ormai si pu dire che sono quasi tutti. Ma quasi tutti hanno paura che la loro privacy venga violata.

Il rapporto conflittuale con la rete viene fotografato da una ricerca del Censis: l'83% della popolazione nazionale è convinta che i siti «estorcono i dati personali senza che ce ne accorgiamo»; oltre l'82% ritiene che «fornire i propri dati personali su Internet è sempre pericoloso perché espone al rischio di truffe»; e circa il 77% pensa che «usare la carta di credito su internet è sempre un rischio».



Il fatto che ci sia tanta sensibilità di fronte alla minaccia di truffe e di violazione del diritto alla riservatezza può sembrare, come si diceva, in contraddizione con la sempre maggiore diffusione del web nelle abitudini di vita degli italiani (i dati del Censis aggiornati a un anno fa rilevavano che i due terzi frequentano la rete, e tra i giovani si arriva a poco meno del 100%). Ma è una schizofrenia solo apparente. I timori aumentano proprio perché di internet non si può più fare a meno, e si può dire che si ha paura di navigare per la rete esattamente come si ha paura di andare in giro per la strada: certo ci sono i borseggiatori, i rapinatori, gli stupratori, e poi ti può investire un'automobile, e ti può sempre cadere un vaso in testa, ma per quante possano essere le minacce che incombono non ci convinceranno mai a restare chiusi in casa. Allo stesso modo, gli hacker o l'invadenza di Mark Zuckerberg e Sergey Brin non bastano a farci rinunciare a mettere le nostre foto su Facebook o a sincronizzare la nostra rubrica telefonica su Google.



Dallo studio del Censis emerge però un altro dato interessante. Gli italiani sono sì preoccupati dalle possibili violazioni della privacy, ma in pochi sanno quali contromisure prendere per difendersi dagli intrusi. Solo il 40% degli utenti di internet adotta quelle misure elementari che possono quantomeno ridurre i danni, dalla limitazione dei cookies alla personalizzazione delle impostazioni sui social network. In compenso, si registra una disponibilità anche a pagare per avere più sicurezza: mediamente i cittadini sarebbero pronti a spendere1,6 euro al mese contro le violazioni della privacy e 2,7 euro al mese per non essere disturbati dalla pubblicità online (così almeno calcola il Censis elaborando i dati forniti da vari centri studi e istituzioni internazionali). Non a caso nelle aziende sta prendendo piede una nuova figura professionale, il “privacy officer”, un esperto che ha il compito di proteggere le informazioni sensibili dell'impresa e di chi ci lavora. Un regolamento europeo peraltro renderà obbligatoria, a partire dal prossimo gennaio, la presenza di questo genere di professionista in ogni azienda con più di 250 dipendenti.
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