Google Tv: una "chiavetta" e il televisore diventa un computer

Google Tv: una "chiavetta" e il televisore diventa un computer
di Federico Rocchi
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Sabato 27 Luglio 2013, 18:05 - Ultimo aggiornamento: 18:06
Il 24 luglio, nell'ambito dell'evento "Colazione con Sundar Pichai", vice presidente senior di Google, stato presentato da BigG - oltre alla versione 4.3 di Android e al nuovo tablet Nexus 7 pi sottile e con display ultra definito - un nuovo dispositivo chiamato "Chromecast". Si tratta di un microcomputer a forma di "dongle", ovvero "chiavetta", da collegare ad un ingresso HDMI di un televisore oppure, per audio di qualità o multicanale, a quello di un amplificatore audiovideo. Si alimenta con un cavo Usb e contiene un hardware mica male, 512 MB di RAM, cpu dual-core, wi-fi di tipo n. È gestito da una versione speciale di Chrome OS, browser/sistema operativo di Google, "cugino" di Android, il sistema operativo usato in molti tablet e smartphone. Chromecast è dunque uno "sfogliatore di contenuti", un browser specializzato che può aggiungere ad un televisore non "smart" la capacità di riprodurre streaming da alcuni fornitori specifici presenti in internet. È andato rapidamente esaurito dopo la messa in vendita on line negli USA al prezzo stracciato di 35 dollari, compresi tre mesi gratuiti di contenuti Netflix, servizio di fornitura on demand di film non accessibile dal nostro paese che da solo vale più di venti dollari.



INSTALLAZIONE

Il funzionamento è molto semplice. Si installa l'applicazione adatta sul telefono, tablet o PC, escluso soltanto Windows 8, e lo si utilizza per comandare Chromecast allo streaming di contenuti che rispettano i requisiti definiti dal "Google Cast standard". In questo momento funziona con Netflix, YouTube, Google Play Movies & TV e Google Play Music ma basterà poco per consentire lo streaming di altri servizi come Pandora e, soprattutto, l'estensione del suo funzionamento per non lasciare al potentissimo tablet, smartphone o PC il banale compito di supertelecomando. Così com'è (ma già si parla di una beta con la funzione "Chrome tab projection") non consente la fruizione di contenuti "domestici", come un video dalla memoria interna di un dispositivo collegato alla rete di casa o una foto visualizzata sullo schermo del telefono.



ALTRE SOLUZIONI

In parallelo a Chromecast è sempre possibile usare un browser DLNA oppure affidarsi ad altre soluzioni. Con pochi euro, ad esempio, si può comprare un cavo "MHL" e collegare direttamente smartphone o tablet al televisore. Spendendo di più, si può usufruire di una delle molteplici forme di "mirroring" senza fili dello schermo portatile. Nelle tv Samsung più recenti c'è già tutto il necessario per replicare uno smart-dispositivo della casa, con le altre si può usare il "Samsung AllShare Cast Dongle", più costoso e grande di Chromecast ma anche più flessibile, consente di ripetere direttamente lo schermo del telefono indipendentemente dal contenuto.



PENSATO PER GLI USA

L'eventuale flop dipenderà solo dalle scelte di Google, che per ora sembrano soddisfare soprattutto i fornitori statunitensi di contenuti audiovideo on line (c'è anche un DRM hardware) gli unici ad avere davvero bisogno della larga banda di cui tanto si parla. Quando sarà in vendita nel nostro paese, in particolare, sarà impossibile riprodurre video forniti con la piattaforma Silverlight e quindi usufruire dei servizi "catch-up tv " come Rai Replay o della piattaforma unica TivùOn di cui si parla da tempo. Inoltre, funzionalità di streaming equivalenti a quelle di Chromecast possono essere trovate nei set top box connessi alla rete più diffusi, come le console di gioco oppure i lettori Blu-ray, se non addirittura direttamente incorporate nei televisori più moderni.



Quale dunque il senso di Chromecast? È un errore confrontarlo con prodotti come AppleTV o etichettarlo come campana a morte per Google TV. In uno "scenario ecologico" proprio una GoogleTV centrale gestita da Android potrebbe diventare la chioccia di molte chiavette Chromecast, tante quanti sono i televisori secondari. Uno scenario complessivo, coerente e a costo razionale, che i concorrenti al trono del salotto di casa non hanno per il momento saputo cogliere.
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