Petite mort, le pellicce «etiche» realizzate con gli animali investiti: gli ecologisti protestano

Pamela Paquin
di Federica Macagnone
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Lunedì 29 Dicembre 2014, 15:56 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 19:58
Pamela Paquin, fondatrice del marchio Petite Mort, le chiama pellicce “etiche”. Ma non tutti sono d'accordo con la sua idea di business che, nonostante stia riscontrando successo sul mercato, è stata deplorata dagli animalisti.



Infatti, per chi vive con il senso di colpa per aver comprato una pelliccia ma non vuole saperne di materiali sintetici, Pamela ha deciso di creare un business sulle morti accidentali: realizza i suoi cappotti, i suoi collari e gli altri capi con le pelli di poveri animali rimasti coinvolti in incidenti d'auto. Così, sostiene lei stessa, chi non sopporta che la sua pelliccia sia stata la causa della morte di una volpe o di un visone adesso potrà tirare un sospiro di sollievo.



«Ho sempre amato gli animali e ho sempre lavorato in una fattoria – ha raccontato Pamela, che ha 39 anni e vive vicino a Boston, nel Massachusetts – Ci sono tantissimi incidenti d'auto che coinvolgono animali in America. Sapevo che l'idea sarebbe stata popolare, ma non sapevo quando sarebbe decollata».



Ogni pezzo realizzato per Petite Mort viene creato usando animali uccisi in incidenti, la maggior parte dei quali viene fornita dall'Highway Department and Animal Control che è autorizzato a raccogliere i cadaveri delle vittime della strada. Gli animali vengono scuoiati, congelati e inviati a un tassidermista prima che la pelliccia venga trattata e cucita nel corso di un processo che richiede fino a 20 ore. Ogni pezzo contiene un badge argentato in cui si specifica il tipo di creatura coinvolta nella fabbricazione, la certificazione che il capo è stato fatto con la pelle di un animale morto sulla strada e il luogo preciso dove è stato ritrovato. Ma nessuno si aspetti di avere agevolazioni sul costo: il prezzo delle stole, ad esempio, si aggira intorno ai mille dollari, circa 800 euro.



Pamela ha avuto una risposta estremamente positiva dal mercato, ma le sue pellicce “etiche” non sono state accolte bene dagli animalisti che si sono rifiutati di collaborare al progetto: si incoraggia solo l'uso di queste capi nella società, si sono lamentati, sottolineando che di etico nell'idea di Pamela c'è ben poco.