Metti i difetti in mostra: la campagna #dontjudgechallenge diventa virale. Ma è un boomerang

Una delle immagini criticate della campagna #dontjudgechallenge
di Giulia Aubry
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Mercoledì 8 Luglio 2015, 15:14 - Ultimo aggiornamento: 18:23

“Non giudicate il libro dalla copertina”. Sarebbe dovuto essere questo lo spirito con cui la scorsa settimana è stato lanciato in rete l’hashtag #dontjudgechallenge. Migliaia di teenagers in tutto il mondo sono stati “sfidati” dalla beauty blogger Em Ford a pubblicare le loro foto “imbruttite” su twitter e pinterest, per poi rivelarsi come effettivamente sono. Lei stessa ha pubblicato un video virale che la mostra mentre rimuove il trucco dal viso, rivelando l’acne, e incoraggiando – in questo modo – il suo numeroso pubblico ad accettarsi per come realmente si è e non a nascondersi e vergognarsi di se stessi.


Così, in poco più di una settimana, un milione e settecentomila utenti tra i 12 e i 16 anni hanno utilizzato l’hashtag #dontjudgechallenge (o la sua versione sgrammaticata #dontjudgechallange) accompagnato da foto e immagini che li ritraevano “mascherati da brutti”, con occhiali vistosi, sopracciglia ispessite, puntini sul viso a metà tra la varicella e l’acne, denti neri, pettinature improbabili.

«Non giudicate il nostro aspetto» gridano gli adolescenti che hanno aderito alla campagna virale. «Anche se hai l’acne sei bella», «anche se porti gli occhiali sei sempre bello».

Salvo poi, nella maggior parte dei video o nelle immagini successive, togliersi il mascheramento e mostrarsi come effettivamente sono, ragazzi belli, sorridenti e senza alcun problema di accettazione di loro stessi.

Tutto molto divertente, dunque. Ma solo se sei un teenager da copertina o, meglio ancora, da selfie abituale. Uno di quei ragazzi, o di quelle ragazze, che non ha mai avuto problemi (almeno a livello superficiale) ad essere accettato/a. Giovani che sembrano appena uscite da una selezione di cheerleader, e ragazzi che potrebbero tranquillamente giocare nella locale squadra di football americano o di calcio, che invitano il pubblico dei social a non giudicare? Qualcosa a molti, anche tra i coetanei di coloro che hanno entusiasticamente aderito alla sfida, deve essere sembrata un po’ stonata.

E così alcuni ragazzi, e qualche adulto, hanno cominciato a polemizzare contro l’hashtag e la campagna virale. «Come potete aspettarvi che le persone diventino più sicure di loro se con questi tweet vi prendete gioco di loro e delle loro insicurezze. Sapete davvero cosa significa essere brutti?. Questa sfida è la cosa più stupida che esista. Persone attraenti che si dipingono la faccia e che ti dicono: vedi sono bello». Questi sono solo alcuni dei commenti che, nel giro di poche ore, hanno messo in discussione lo scopo dell’iniziativa.

Di fronte a queste critiche qualcuno ha cercato di aggiustare il tiro provando a salvare lo scopo della campagna continuando comunque ad alimentare traffico e visibilità su twitter. C’è chi, seguendo un approccio differente, ha pubblicato foto di personaggi famosi per la loro bellezza quando erano bambini un po’ grassi o adolescenti brufolosi. Chi invece, in maniera più forte, ha pubblicato il video di teenager senza più i capelli a causa della chemio. Altri invece hanno semplicemente pubblicato le loro foto vere con veri brufoli e occhiali da vista cambiando l’hashtag in #BeautyInAllChallenge (belli in qualsiasi sfida) o #ImUglyAndIDontCare (sono brutto ma non importa), a voler sottolineare l’autenticità della rappresentazione di loro stessi.

In Italia la sfida non ha avuto grande successo e sono prevalse le critiche. Per molti adolescenti italiani i loro coetanei anglosassoni sono solo ridicoli a fare queste cose e l’iniziativa è stupida, offensiva e senza senso. Come scrive una di loro «La #dontjudgechallenge è solo gente bella che finge di vergognarsi del proprio aspetto per sentirsi dire che è bella». Almeno questa sfida la comunità dei social-teenager sembra proprio averla perduta.