Addio a Costanzo Costantini, una vita tra cinema e arte

Costanzo Costantini con Federico Fellini
di Marco Guidi
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Sabato 8 Marzo 2014, 19:52 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 14:39
L'arte, il cinema, il ritratto, l'intervista, il romanzo, ma anche la storia del suo giornale. Se c' una persona cui si adatta l'antica e un po' disusata definizione di multiforme, questa era senz'altro il nostro collega Costanzo Costantini, che se ne è andato ieri, a 90 anni passati da poco (era nato a Isola del Liri il 12 febbraio del 1924). Costanzo poteva apparire altezzoso, mentre era semplicemente molto riservato, con una punta di sospetto nei riguardi del prossimo, un sospetto che poi però sfumava in un rapporto amichevole e sincero, come ebbe con chi scrive e con tanti altri colleghi che seppero meritarlo. Era arrivato giovanissimo al Messaggero, che fu il suo giornale per tutta la vita e cui dedicò nel 2008 una "Storia del Messaggero", sottolineando il ruolo importantissimo che il giornale ha avuto non solo nella vita di Roma ma in quella nazionale dal 1878, data della fondazione, a oggi. Fece all'inizio una carriera interna, da redattore, poi, però sbocciò come inviato. Inviato di cultura, con due passioni principali: il cinema e l'arte. Il cinema è stato per Costanzo non solo argomento di centinaia e centinaia di articoli ma fonte di ispirazione per tanti libri. Uno dei quali, Conversations avec Federico Fellini, scritto direttamente in francese, ebbe un successo mondiale (oltre 20 edizioni in varie lingue).



Altri libri li dedicò a Visconti, a Mastroianni, alla Masina e restano ancora godibilissime le due raccolte I re del cinema e Le regine del cinema, due serie di ritratti, a volte anche brevi, in cui si coglieva non solo il suo amore per la settima arte ma la sua capacità di disegnare un personaggio con poche parole.

L'altra sua passione era l'arte: libri su De Chirico, Balthus, Manzù, Guttuso... E lì la sua capacità di vedere le opere e gli autori era speciale, un modo completo e insolito di tracciare la geografia di una vita e di un artista.

POLIEDRICO

Ma, dicevamo, Costanzo era davvero poliedrico. Egli fu anche un buon romanziere, a partire dal suo Ho tentato di vivere che rappresentò il suo esordio e che diventò la base per un film di Nicholas Roeg (Bad times).



Del resto egli non si negò mai le incursioni nel mondo della letteratura non solo come autore ma anche come critico. Esemplare il volume delle sue conversazioni con il grande Jorge Luis Borges. O l'analisi, abbastanza impietosa, dedicata a Moravia. Era capace di stupire, Costantini e molti di noi lo furono quando diede alle stampe due libri scritti assieme a una regina del gossip e della mondanità romana, Marina Ripa di Meana. Il primo dal titolo emblematico: Cocaina a colazione, dedicato a tre pittori gran dissipatori di se stessi: Schifano, Angeli e Festa e il secondo, Roma al rogo, un atto di accusa contro il degrado della città eterna.

Un uomo di talento, una persona non facile, un osservatore del suo tempo, rimasto vivo e attivo fino ai suoi ultimi giorni. Ed è curioso notare come Costanzo, curioso e smagato osservatore-protagonista della Dolce vita, cronista attento della Roma intellettuale e festaiola, si sia spento proprio nei giorni in cui un suo quasi epigono, non a caso filmico, Jep Gambardella, ha raccolto il plauso e l'Oscar degli americani.




I funerali di Costantini si terranno lunedì alle 11,30 a Roma alla Chiesa degli Artisti, in Piazza del Popolo.
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